Lo sterminio di Natale di Parigi è uno dei più efferati crimini di recente memoria. Noé Bafania-Efete, 33enne nato in Francia ma originario delle Antille, ha ucciso la moglie e i quattro figli. Una strage all’arma bianca, come l’ha definita il procuratore di Parigi, eseguita probabilmente con un coltello. Le indagini sono ancora in corso e si sta cercando di scavare nella vita dell’uomo e della sua famiglia per capire cosa possa averlo spinto a un gesto così violento.
“È un violento… è depresso”, dicono di lui nel quartiere. Nelle ultime ore però il vicinato si è chiuso nel silenzio. Sono ancora sotto choc per quanto accaduto. L’uomo viene descritto da chi lo conosceva o, comunque, da chi ci aveva scambiato qualche parola, come schivo, riluttante alla vita sociale, poco propenso a interloquire. Per questa ragione, quando un vicino di casa ha bussato alla porta della sua abitazione la sera del 24, è sembrato strano che fosse lui ad aprire. “Non lo faceva mai“, ha dichiarato il vicino, ancora scosso da questa vicenda.
La notte della Vigilia, quando il vicino ha bussato per chiedere della farina, Bafania-Efete ha spiegato che la sua famiglia già dormiva, ma probabilmente li aveva già uccisi tutti. Era raro vederlo in giro, solo rare volte usciva di casa per accompagnare a scuola le due figlie più grandi. Per il resto conduceva un’esistenza ritirata e poco sociale. Ha dato la colpa al suo stato depressivo quando la polizia è andata a prenderlo a casa della madre. Dal 2017 era in cura per un grave stato psicotico ma ogni tanto interrompeva le cure. Nel 2019 aveva accoltellato sua moglie alla scapola e lei non aveva sporto denuncia perché, disse, “non è colpa sua“. Nel quartiere popolare alla periferia di Meaux, distante appena mezz’ora in treno dal centro di Parigi, oggi c’è silenzio. In pochi hanno voglia di parlare di quanto accaduto, anche perché ben poco si sa di quella famiglia.
La moglie Beatrice l’aveva sposato appena pochi mesi fa, a ottobre. Le figlie grandi avevano dieci e sette anni mentre i due più piccoli, maschietti, quattro anni e nove mesi. La scena che si è presentata davanti agli occhi dei poliziotti che hanno sfondato la porta della camera da letto è stata straziante. Tutti e cinque i corpi delle vittime si trovavano lì dentro e il primo esame del medico legale ha riportato alcuni dettagli di quella mattanza, con un numero di coltellate inferte talmente alto da essere pressoché impossibile da quantificare. I bambini più piccoli, invece, sono morti in altro modo, probabilmente per soffocamento o annegamento: sui loro corpicini non c’erano segni di violenza.