Wolfgang Schäuble, ex ministro delle Finanze del governo tedesco, è morto oggi all’età di 81 anni. Lo hanno confermato i membri della sua famiglia all’agenzia di stampa tedesca Dpa. Nato a Friburgo nel 1942, Schäuble era uno degli esponenti più anziani ed esperti della Cdu, di cui è stato presidente dal 1998 al 2000.
Era stato eletto per la prima volta in parlamento nel 1972, nella circoscrizione di Offenburg nel Baden-Württemberg. Nel 1990, un attentato durante una manifestazione lo costrinse a rimanere in sedia a rotelle per il resto della sua vita. Da lì una lunga carriera politica che ha attraversato tutta la storia recente della Germania: dalla caduta del muro di Berlino alla riunificazione, fino all’era di Angela Merkel.
Di Merkel, Schäuble è stato prima ministro dell’Interno dal 2005 al 2009 (incarico ricoperto anche negli anni Novanta sotto Helmut Kohl), poi è stato designato a capo del dicastero delle Finanze fino al 2017. E proprio durante il suo mandato come custode dei conti pubblici tedeschi, durante il quale è stato introdotto in costituzione il cosiddetto freno all’indebitamento (Schuldenbremse) che adesso sta mettendo nei guai il cancelliere socialdemocratico Scholz, Schäuble è uscito dalla dimensione nazionale in cui era noto proiettandosi all’estero come uno degli uomini più potenti dell’Eurozona nella fase più acuta della crisi del debito sovrano scoppiata il decennio scorso. Nel 2017, rimasto fuori dalle trattative per la formazione del nuovo esecutivo tra Cdu e Spd, ha lasciato il Ministero, rimanendo comunque ai vertici dello Stato con la nomina di presidente del Bundestag, del quale è diventato il membro decano nel 2021.
Fautore dell’austerity, Wolfgang Schäuble è ancora oggi ricordato in patria per aver ridotto il debito pubblico, mentre in Europa la sua ascesa è stata segnata dall’inflessibilità mostrata nei confronti di Grecia, Portogallo e Spagna. Fu lui a imporre le condizioni più rigide alla Repubblica ellenica per il piano di ristrutturazione del debito, lasciando intendere a un certo punto che l’unico modo per far sopravvivere l’Ue al crac greco sarebbe stato escludere Atene dall’Unione, una posizione a dir poco estremista opposta alla visione della Bce di Mario Draghi, che alla fine prevalse. Ma soprattutto fu Schaüble uno dei padri delle norme di governance economica inserite nel Patto di Stabilità e Crescita approvato nel 2011 dai Paesi dell’Unione europea e modificato appena qualche giorno fa con l’ok anche dell’Italia.
Come ha scritto l’economista Francesco Giavazzi in un commento pubblicato qualche mese fa nelle pagine economiche del Corriere della Sera, all’epoca Schäuble convinse gli altri ministri dell’Economia dell’Eurozona ad approvare una regola in particolare: la riduzione graduale del rapporto debito-Pil entro il 60% nell’arco di 20 anni. Un dettame che è resistito anche agli ultimi tentativi di riforma che prevedono però più elasticità nella disciplina di bilancio. Ora che Schäuble non c’è più, resta l’eredità di certi meccanismi che fanno parte di un sistema costruito da falchi come lui, un sistema intransigente e rigoroso, ma destinato alla condanna puntuale della Storia.