Gli italiani amano polarizzarsi sui principali argomenti di discussione e così anche nel caso del pandoro-gate si sono costruite le squadre di tifosi che sostengono la colpevolezza o l’innocenza di Chiara Ferragni. Per amore di verità va sottolineato che i primi sono in numero nettamente superiore rispetto ai secondi, che però sono in grado di fare molto rumore. Le argomentazioni a sostegno della sua “buona fede”, sulla quale lei ha battuto a più riprese nella sua difesa, amano omettere o mistificare gli indizi raccolti dall’Antitrust per arrivare alla sanzione. a volte ne prendono solo parte per costruire una narrazione a lei favorevole. È il caso della difesa basata esclusivamente sul cartiglio presente nel pandoro, che per i suoi sostenitori più convinti è la pistola fumante della sua innocenza. Spoiler: non è così.
Il cartiglio in questione recita testualmente: “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’Ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing“. I difensori a spada tratta di Ferragni insistono sul fatto che in queste poche righe non sia mai presente un’indicazione che lega la vendita del pandoro e la donazione all’ospedale. Il che è innegabilmente vero, ma in che modo Chiara Ferragni sostiene l’ospedale? Questa è la prima domanda che un utente può farsi leggendo questo cartiglio. L’influencer si è fatta bonificare un compenso di 1 milione di euro per prestare il suo marchio ed effettuare alcune comunicazioni social “adv” sul suo profilo: quindi non ha prestato a titolo gratuito la sua immagine per convogliare il messaggio.
Lei stessa l’ha definita “un’operazione commerciale“. Quindi, alla domanda di cui sopra, come avrebbe potuto rispondere un utente davanti all’indicazione di quel cartiglio? Ma andando oltre, nei documenti che sostengono le motivazioni per la sanzione a carico di Ferragni, l’Antitrust riferisce di un comunicato stampa datato 2 novembre 2022, ripreso da un gran numero di testate giornalistiche che ne hanno amplificato la diffusione, in cui si scriver testualmente: “Il pandoro Chiara Ferragni, le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino“.
Questa formulazione è stata imposta dal team Ferragni a Balocco, così come riferiscono le stesse mail scambiate internamente all’azienda dolciaria, in cui, dopo l’inserimento del collegamento tra vendite e beneficenza, un dipendente Balocco scrive: “Massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole se correlata alle vendite […] Occorre spiegarglielo bene, meglio forse per telefono […]“. Anche davanti al cartiglio, difficilmente Ferragni può “vincere in due minuti” la causa in tribunale.