Il gabinetto di guerra israeliano si è riunito per discutere degli ultimi sviluppi nel conflitto. Sul tavolo, la situazione al confine nord con gli Hezbollah dopo l’uccisione del comandate dei pasdaran in Siria Sayyed Razi Mousavi, attribuita dai media iraniani all’aviazione di Tel Aviv, e il piano di pace proposto dall’Egitto.
Quest’ultimo si articolerebbe in tre fasi. La prima dovrebbe essere una sospensione del conflitto per due settimane, estendibile fino a tre o a quattro, in cambio della liberazione di 40 ostaggi tra donne, bambini e uomini anziani non combattenti. Lo Stato ebraico dovrebbe rilasciare 120 detenuti palestinesi delle stesse categorie, quindi mantenendo il rapporto di tre a uno già visto nella tregua precedente, oltre a ritirare i propri carri armati dalla Striscia e permettere l’ingresso di ingenti quantità di aiuti umanitari. La seconda fase consisterebbe in un “dialogo nazionale palestinese” sponsorizzato dal Cairo e volto a porre fine alle divisioni tra le varie fazioni, in particolare l’Anp e Hamas, con la conseguente formazione di un nuovo governo tecnico in Cisgiordania e nell’exclave. Un passaggio, questo, che dovrebbe poi portare alle elezioni generali e presidenziali palestinesi. Il terzo e ultimo passo di questo ambizioso piano includerebbe un cessate il fuoco globale, il rilascio dei restanti ostaggi israeliani, la liberazione di un numero ancora da determinare di prigionieri palestinesi affiliati ai vari gruppi terroristici e il ritiro completo delle Idf da Gaza, il che permetterebbe agli sfollati di tornare nelle loro case.
Due fonti della sicurezza egiziana hanno però fatto sapere che Hamas e la Jihad islamica palestinese hanno rifiutato la proposta del Cairo, opponendosi ad un abbandono del loro potere e alla formazione di un governo di tecnocrati in cambio del termine delle ostilità. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dal canto suo, ha elencato i suoi tre requisiti preliminari per la pace a Gaza: “Hamas deve essere distrutto, Gaza smilitarizzata e va fermata l’istigazione all’interno dell’Autorità nazionale palestinese”. Il primo ministro ha inoltre definito come “un sogno” l’aspettativa che l’Anp governi la Striscia.
Per quanto riguarda la situazione al fronte nord, fonti interne della sicurezza israeliana hanno affermato che vi sono preparativi in corso in vista di una possibile rappresaglia degli Hezbollah dopo l’uccisione del consigliere dei pasdaran. Il presidente iraniano Raisi ha minacciato Tel Aviv, affermando che “pagherà il prezzo di questo crimine”, mentre i miliziani del Partito di Dio libanese hanno dichiarato che l’eliminazione di Mousavi è stato “un attacco palese e spudorato che ha oltrepassato la linea“.