Analisi che anticipano la possibile fine dell’ultraventennale regime di Vladimir Putin sono emerse con una certa regolarità sin dall’inizio del conflitto scatenato da Mosca contro l’Ucraina. L’ultima in ordine temporale è di un ex alto funzionario della Cia, Jack Devine, il quale dalle pagine del tabloid britannico The Sun sostiene che staremmo assistendo agli ultimi giorni dello zar e a fermare il presidente russo potrebbero essere uomini che ogni giorno percorrono i corridoi del Cremlino.
L’uomo che ha lavorato nell’Agenzia di Langley per 32 anni guidando i suoi agenti in operazioni clandestine in tutto il mondo dichiara ai giornalisti che “Putin potrebbe sparire domani e non ne sarei sorpreso”. Tale cigno nero, l’evento imprevisto dalle conseguenze incalcolabili, sarebbe l’effetto delle azioni di esponenti vicini al centro del potere russo che, insoddisfatti per l’andamento deludente della guerra in Ucraina, sarebbero pronti a passare all’azione. “Non credo che ci sarà una rivolta. Penso che si tratterà di quello che potremmo definire un colpo di palazzo” afferma Devine che prevede per l’anno prossimo “uno stallo quasi permanente” delle operazioni militari contro Kiev.
Per diversi commentatori Putin avrebbe scritto la sua fine decidendo di aggredire l’Ucraina causando immense perdite di vite e di risorse. Negli ultimi mesi le città di Avdiivka e di Bakhmut sono diventate l’emblema di come nel Paese dell’est Europa si combatta ormai un conflitto di trincea per il quale il gigante russo, che può fare affidamento su una popolazione e quindi su forza maggiore rispetto al suo vicino aggredito, continua a mobilitare centinaia di migliaia di soldati. Per Devine la spericolata scommessa che prosegue “a qualsiasi costo” per volere dello zar “diventerà sempre più impopolare” e nessuno dei due schieramenti sarà in grado di poter reclamare una vittoria.
Anche se i giorni dello zar sembrerebbero contati, l’ex funzionario della Cia mette però in guardia dalle iniziative che la Cina, l’Iran e la Russia starebbero escogitando. “Cercano di formare un’alleanza ed un asse. Penso che una dimostrazione di ciò la si veda con l’attacco di Hamas ad Israele e come Mosca lo stia sfruttando” ragiona Devine che aggiunge come al momento “le abilità espansionistiche di Putin sono psicologiche e politiche” e il presidente russo “starebbe facendo alcuni progressi” al di fuori dell’Europa.
Un altro cupo scenario sulle sorti dello zar è stato annunciato un paio di mesi fa da Anthony Glees, un esperto dell’intelligence dell’Università di Buckingham. Anche in questa analisi a decretare la caduta del regime sarebbe una cerchia interna del Cremlino. Il professore inglese definisce Putin “un morto che cammina” che potrebbe suicidarsi per evitare l’umiliazione di un colpo di Stato. Un altro analista, Alexander Motyl, ritiene che un golpe imminente potrebbe dare vita ad una spietata lotta per il potere. “La fortuna di Putin è finita. Non so chi vincerà ma il caos che ne seguirà potrebbe portare al collasso del regime fascista” afferma Motyl che non esclude possano essere i generali o gli agenti dell’Fsb, l’erede del Kbg, a decidere che per la Russia sia arrivato il momento di voltare pagina.