Niente accettazione per la richiesta di cessate il fuoco avanzata dall’Egitto ad Hamas e Jihad: il Paese di Abdel Fattah al-Sisi aveva avanzato la proposta di sostituire il loro governo a Gaza in cambio di un cessate il fuoco permanente. A dare la notizia è stata Haaretz, che ha riportato notizie provenienti dal Qatar e prevedeva anche uno scambio di ostaggi tra le parti, seguito da un cessate il fuoco permanente e dalla futura costituzione a Gaza di un governo di tecnocrati. La notizia è stata confermata anche da “Gaza Report”.
Intanto continua a salire il numero di morti nella Striscia di Gaza, che sono saliti a oltre 20mila dall’inizio della guerra e non ci sono avvisaglie di fermo. Anzi, il premier israeliano ha dichiarato che la guerra continuerà fino a che Israele non vincerà su Hamas. “Non ci fermiamo, continuiamo a combattere e intensificheremo i combattimenti nei prossimi giorni. Sarà una battaglia lunga e non è vicina alla fine. Abbiamo bisogno di pazienza, unità e di attenerci alla nostra missione“, ha dichiarato Benjamin Netanyahu dopo essere entrato nell’enclave palestinese per una rara visita in zona di guerra in visita durante una riunione del Likud, incontrando una brigata di riservisti.
“Sono appena tornato da Gaza. Ho incontrato una divisione di riservisti sul campo. Sui giornali e negli studi televisivi è stato detto che ci saremmo fermati, è stato anche detto che ci saremmo fermati dopo il primo accordo sugli ostaggi, e noi siamo andati avanti“, ha detto Netanyahu, secondo le dichiarazioni riportate anche dal Jerusalem Post. Hamas dev’essere abbattuta, questo è il concetto ribattuto da Netanyahu. “Non ci fermiamo. Continuiamo a combattere e amplieremo la lotta nei prossimi giorni“, ha ribadito, sottolineando che Hamas dal 2007 riesce a governare dopo aver vinto un’elezione, senza avere più alcun confronto democratico. “La guerra non è vicina alla fine“, ha proseguito il premier.
Con la distruzione di Hamas, il potere deve passare all’Autorità Palestinese ma il Washington Post sottolinea che gli Stati Uniti stanno incontrando difficoltà a rilanciare e rinvigorirla. Nelle ultime settimane i funzionari americani sono entrati e usciti da Mukataa, il compound del presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen. L’amministrazione Biden ha parlato di un “nuovo governo e sangue fresco accanto e sotto la guida di Abu Mazen“, riferiscono fonti della Casa Bianca al quotidiano.