“Questo Natale divora il patriarcato“. Attenzione: le transfemministe cresciute a pane e ideologia vogliono rompere le scatole al prossimo persino durante le feste. E i principali destinatari delle loro insolenze saranno i loro più stretti parenti. Specialmente se di genere maschile. Sulle proprie pagine social, il movimento transfemminista Non una di meno ha pubblicato una sorta di vademecum per suggerire alle proprie attiviste delle argomentazioni “anti-patriarcato” da sfoderare durante i pranzi delle feste. E già vorremmo abbracciare fortissimo i parenti che dovranno pure sorbirsi certi predicozzi da incubo.
“È arrivato il momento delle feste di Natale, l’apice del consumismo occidentale, la perfetta comunione tra capitale e famiglia nucleare. Urleremo forte contro tutti gli stereotipi omolesbotransfobici, razzisti, sessisti e specisti che proveranno a farci digerire!
Noi transfemministe guastafeste siamo pronte!“, si legge sugli account social di Non una di meno. Dunque, la promessa e la chiamata all’azione: “Noi femministe guastafeste rovineremo ai parenti tutti i momenti in cui si sentiranno liberi di giudicare, deridere, insultare“.
In sostanza, viene prospettata una riproposizione in salsa natalizia delle attività che certi movimenti svolgono da mesi nelle piazze, nelle università e in tutti i luoghi in cui – con la scusa del cosiddetto patriarcato – il pensiero unico ultraprogressista viene imposto come una verità assoluta. E guai a chi si permette di dissentire: i sinceri democratici non prevedono dialogo sulle loro convinzioni. Nello pseudo manualetto social vengono così sciorinati alcuni temi con le relative argomentazioni transfemministe da sostenere durante un’ipotetica discussione.
Si parte ad esempio dal caso della povera Giulia Cecchettin, ormai strumentalizzato da più parti oltre la decenza. Secondo le direttive suggerite, la transfemminista ideale dovrebbe puntare il dito contro i propri parenti ed esclamare: “Il problema qui è la vostra deresponsabilizzazione. Quando ti volti dall’altra parte stai semplicemente difendendo il tuo privilegio (…) Hai protestato col tuo capo quando ha fatto l’occhiolino alla tua collega? E non c’entra nulla che tu non lo faresti mai…“.
Seguono poi indicazioni per rispondere al parentado sulla guerra in Medio Oriente. E se il nonno ti contesta di difendere la Palestina, ecco la replica: “Sì, certo che difendiamo un popolo che è vessato da più di 70 anni e che sta subendo un genocidio“. Nel vademecum social di leggono anche imbeccate per contestare il governo Meloni, in particolare sulle politiche migratorie e i decreti sicurezza. E poi, dulcis in fundo, una spolverata di animalismo militante: “Noi vogliamo costruire nuove parentele tra specie diverse, chiudere gli allevamenti e aprire le frontiere“.
A leggerlo per intero, il menù apparecchiato dalle transfemministe dà la nausea. E va bene che a Natale siamo tutti più buoni, ma di fronte all’intransigenza di certe argomentazioni ideologiche chiunque rischierebbe di perdere la pazienza. E pure l’appetito.