Sotto l’albero la “normalità” del Bologna e i giocattoli “rovinati” dai padroni

Sotto l'albero la "normalità" del Bologna e i giocattoli "rovinati" dai padroni

Feste tranquille per Inzaghi e Allegri. L’Inter ha fatto quello che doveva e voleva, il Lecce ha resistito il tempo di una visita a Milano, trascorsa con dignità. Il vantaggio della capolista sulla Juventus resta confermato ma la squadra bianconera ha reagito a se stessa, la vittoria di Frosinone, dopo la delusione di Genova, ha valore doppio per il gol di Yildiz, finalmente titolare subito in gloria e per la firma di Vlahovic, punito con la panchina e poi pronto a smentire Allegri con il gol da tre punti. Il tecnico livornese ha concesso la sceneggiata teatrale, secondo un copione noioso, nel finale della partita. Aria pesante a casa Milan, il pari di Salerno è stato l’ultimo segnale tossico tra infortuni e scelte sbagliate, di colpo è migliorato il sentimento Lazio anche se l’ambiente biancazzurro chiede nuovi investimenti. Ottime le notizie ribadite dal Bologna che non è soltanto quarto ma gioca un football bello, pratico ed intelligente, reso poi raffinato da Zirkzee e potente dallo scozzese Ferguson, in lui la nostalgia del grande calcio della sua terra d’origine. Il lavoro di Thiago Motta prende sempre più significato perché non si leggono o ascoltano, nelle sue conferenze stampa, lezioni di tattica ma parole semplici che spiegano l’ossimoro di una normalità eccezionale della squadra. Roma e Napoli hanno giocato una partita sporca, vinta dai romanisti e persa dal gruppo dei napoletani in evidente crisi tecnica, psicologica e nervosa, due espulsi, fine di una grande avventura stimolata dalla presunzione di De Laurentiis. Mourinho spera nell’aggancio Champions e nel rinnovo, difficile, del contratto ma la squadra è più pancia che cervello. Roba piccola il calcio offerto, contro l’Udinese, dal Torino che non cresce e non crescerà mai anche per la filosofia del suo padrone, meglio le mezze luci che gli abbaglianti e così il vecchio cuore granata è ridotto al decimo anonimo posto, senza un futuro e con un passato ormai dimenticato.

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