Avrebbe sedato alcune delle persone anziane alle quali avrebbe invece dovuto badare. Lo avrebbe fatto per derubarle, sulla base delle ricostruzioni investigative. E con queste accuse, è stata condannata a 5 anni di reclusione. Questa la sentenza emessa nelle scorse ore dal tribunale di Roma a proposito del caso di “Madame sonnifero”, come era stata ribattezzata la donna ucraina di 48 anni finita in manette nelle scorse settimane. Il motivo? Avrebbe derubato almeno due pensionate per le quali lavorava come badante, previa somministrazione di un farmaco narcotizzante. Stando a quanto riporta la testata online RomaToday, il processo a suo carico potrebbe non essersi però chiuso: durante l’udienza il pubblico ministero ha chiarito che è ancora in corso un ulteriore filone d’indagine, che dovrebbe vedere comparire nuovamente in aula la cittadina straniera attualmente in custodia cautelare in carcere a Rebibbia.
Tutto è iniziato lo scorso marzo, quando la nipote di un’anziana donna residente nel quartiere Tuscolano della capitale richiese l’intervento delle forze dell’ordine, poiché preoccupata dallo stato di profondo sonno nel quale aveva trovato la parente. L’indagine coordinata dalla procura capitolina ha permesso in breve tempo di risalire non solo all’identità della principale sospettata, ma di imprimere una svolta anche all’attività investigativa in corso a proposito di un episodio analogo che si sarebbe svolto ad Ostia. Entrambe le pensionate, secondo quanto ipotizzato dagli investigatori, sarebbero state addormentate dalla badante, la quale avrebbe somministrato loro farmaci narcotizzanti. E dopo averle messe fuori gioco, avrebbe prelevato dalle rispettive abitazioni denaro contante ed oggetti di valore. Nel primo dei due casi, secondo quanto ricostruito, la quarantottenne straniera avrebbe narcotizzato anche la nipote dell’anziana.
L’indagine ha portato gli investigatori a passare al setaccio la vita e le precedenti esperienze lavorative dell’indagata, acquisendo una corposa documentazione e autorizzando (una volta tratta in arresto) anche le intercettazioni in carcere relativamente ai colloqui con la figlia. Una delle due pensionate è nel frattempo deceduta, ma gli esami tossicologici e clinici hanno accertato come il decesso non abbia a che fare con la somministrazione dei sonniferi. Il giudice per l’udienza preliminare che ha emesso il verdetto si è riservato di valutare la richiesta della difesa di tramutare la misura cautelare del carcere in altra misura, sebbene la procura abbia espresso parere contrario. Il gup ha però accolto la tesi dell’avvocato difensore relativa alla riformulazione delle contestazioni, da rapina a furto. E visto che la difesa ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, nei prossimi giorni potrebbero esserci nuovi sviluppi.