Un viaggio in Palestina. Quattro giorni di incontri. Una missione «di pace». Solo che i deputati del Pd Arturo Scotto e Roberto Speranza scivolano su una cena a Ramallah. È il 18 dicembre sera. I due ex esponenti di Articolo 1 sono nella capitale dell’Autorità Nazionale Palestinese, dopo aver visitato Betlemme e Nablus. Lo riporta lo stesso Scotto, nel suo diario di viaggio pubblicato online. Il deputato, tra le altre cose, racconta di un incontro con «tre esponenti palestinesi, intellettuali ed esponenti di associazioni per i diritti umani (Jamal Zakout storico collaboratore di Salam Fayyad, Shawan Jabarin direttore di al-Haq e Ghassan Toubasi analista politico che presiede il «dialogue forum») che incontriamo la sera a cena a Ramallah». E qui bisogna sottolineare, in particolare, un nome. Si tratta di Shawan Jabarin, a capo della Ong al-Haq. Questo personaggio era già stato al centro delle cronache israeliane, ma anche italiane, tra l’autunno e l’inverno del 2021. A ottobre di due anni fa il ministro della Difesa di Israele Benny Gantz dichiara sei organizzazioni palestinesi per i diritti umani come «organizzazioni terroristiche», che di fatto secondo Tel Aviv operano come braccio del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un gruppo considerato terroristico da Unione Europea e Stati Uniti. Stando alle informazioni fornite da Israele, il Fplp deterrebbe alcuni degli ostaggi presi durante gli attentati del 7 ottobre, tra cui Kfir Bibas, un bambino israeliano di 10 mesi. A dicembre del 2021 il nome di Jabarin era finito anche nelle cronache politiche italiane. A sollevare il caso, l’ambasciata dello Stato ebraico a Roma, che si era definita «sconvolta dall’invito fatto a terroristi e organizzazioni terroristiche a parlare di diritti umani alla Camera dei deputati». Jabarin, infatti, era stato ascoltato in videoconferenza dal «Comitato permanente sui diritti umani nel mondo», allora presieduto dalla deputata del Pd Laura Boldrini. Nel 2009 la Corte suprema israeliana ha parlato di Jabarin come di un dottor Jekyll e Mister Hyde, che a volte agisce come il capo di una ong e altre volte come attivista di un’organizzazione terroristica.
Ma c’è di più. Il direttore di al-Haq secondo l’intelligence israeliana dello Shin Bet è un membro effettivo del Fplp. Ma anche Jamal Zakout non è esattamente un pacifista. Membro del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, nato da una costola del Fplp, è stato tra i leader della prima Intifada. Zakout a fine giugno 2017 è intervenuto a un convegno organizzato dal gruppo di Sinistra Italiana in Regione Toscana. In quell’occasione aveva dichiarato che l’Olp di Yasser Arafat ha commesso un errore a firmare gli accordi di Oslo del 1993. Il 19 dicembre Scotto e Speranza incontrano anche il politico palestinese Mustafa Barghouti, sostenuto dal Fplp alle elezioni del 2005, parente del più famoso Marwan Barghouti, accusato di terrorismo da Israele e condannato nel 2002 a cinque ergastoli. Il 20 dicembre i due parlamentari visitano Tel Aviv e il kibbutz Kvar Aza. Poi ripartono per Roma, incombono le vacanze di Natale.