«Siamo monfalconesi, siamo italiani e siamo musulmani» è lo slogan più ripetuto nella manifestazione dell’orgoglio islamico a Monfalcone dopo la chiusura di due luoghi di preghiera che non erano a norma. Una prova di forza non indifferente con 8mila persone secondo la questura di Gorizia. Furbescamente gli organizzatori hanno vietato qualsiasi altra bandiera, come quella palestinese, distribuendo centinaia di Tricolori e stendardi europei. La bandierina italiana sventolata da una giovane donna con il niqab, il burqa nero che la copre dalla testa ai piedi, fa un po’ impressione. Per non parlare di quella blu con le stelline della Ue nelle mani di giovani con tuniche arabe, barba islamica d’ordinanza e baffi rasati come i salafiti, che considerano un abominio molte norme europee sui diritti.
E non mancano le foglie di fico della sinistra come l’ex rettore e sindaco di Udine, Furio Honsell. Oggi consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia di «Open Sinistra» arringa la folla islamica iniziando con un «cittadini e cittadine». In prima fila c’è una sfilza di donne velate, alcune con il burqa nero. «Siete voi che portate la ricchezza in questa regione» – dichiara – «siete voi il futuro del nostro paese».
Il corteo si muove compatto con un servizio d’ordine di musulmani con le pettorine gialle, che non si vedeva dai tempi del Pci. Donne con il velo e bambini in passeggino davanti, «così non direte che camminano dietro gli uomini». Quelle con il niqab un po’ nascoste nella folla per non dare l’idea di integralismo. «Basta andare a vedere nei giorni di mercato quante sono coperte dalla testa ai piedi, con tanto di guanti neri, per capire la realtà di una comunità che non vuole integrarsi» sostiene Renzo Erman, del gruppo cristiano Popolo famiglia, che osserva il corteo. Poco più in là Elisabetta, di Pax Christi, è arrivata da Gorizia al fianco degli islamici: «Tutti hanno diritto a professare la propria fede. Proibirlo mi sembra un’ingiustizia».
La stragrande maggioranza degli 8mila islamici sono uomini, molti i giovani, soprattutto bengalesi. I gruppetti di salafiti, che fanno i santarellini, si notano subito, ma non parte un solo slogan jihadista o le solite grida pro Palestina. La comunità islamica si mostra compatta, pacifica e disciplinata, «però la musica potrebbe cambiare se il braccio di ferro sul luogo di preghiera non trovasse soluzione» è convinto chi si occupa della sicurezza. Il servizio d’ordine islamico nelle prossime, annunciate, manifestazioni potrebbe cambiare modi. Il timore è una preghiera di massa nella piazza centrale sotto il municipio o peggio.
«Cosa ne penso? Che uno dei giorni di vendita più importanti dell’anno, l’antivigilia di Natale, non lavoro per il corteo. È un danno enorme per i commercianti» spiega Martina fuori dal negozio mentre passano gli islamici.
Le ragazzine con il velo non parlano, ma Rifat, bengalese nato a Monfalcone, risponde in perfetto italiano sulla guerra: «Non mi piace quello che ha fatto Hamas (la strage del 7 ottobre nda), ma neanche Israele che ammazza i palestinesi da anni».
Mario Fonda, esule istriano, commenta: «Possono pregare dove vogliono se rispettano tutte le norme, ma per loro la legge è un optional. Le bandiere italiane? Una monada per farli sembrare belli, bravi e buoni». Catia l’edicolante ammette: «Non sono a mio agio. Venderei volentieri tutto per andarmene La città dove vivo sembra un Talebanistan».
L’orgoglio musulmano esulta nella piazza con il palco, dove i più furbi politicamente, come il senegalese Bou Konate lanciano il ramoscello d’ulivo chiedendo al primo cittadino «di aprire il dialogo per il nostro diritto a pregare». Il sindaco Anna Maria Cisint scambia gli auguri in centro davanti il presepe e ha organizzato un video collegamento con Matteo Salvini. «Non arretro di un millimetro – ribatte inflessibile – Non mi lascio intimorire dalla manifestazione, appoggiata dalla sinistra, che ha violentato l’idea e il valore del Natale».
Sul palco viene accolta con applausi da star Cristiana Morsolin, ex candidata sindaco appoggiata da grillini e Pd. «Che emozione – esordisce – voi cittadini invisibili finalmente avete alzato la testa. E noi siamo con voi». Partito democratico, Anpi e Cgil suola, con rappresentante in giubba rossa sul palco, sono al fianco degli islamici. Il braccio di ferro sulle moschee fai da te a Monfalcone ha attirato adepti da Milano, Lecco, Rimini e Venezia. Massaer Diane dell’associazione senegalese Cadesse non ha dubbi: «Il futuro di questo Paese è nelle mani degli immigrati. Se chiudono una moschea ne apriremo altre 50mila».