Mistero e melodia. Insinuante e ammaliante, la loro voce è delizia e maledizione. Magia e natura. La loro natura è ambigua e le posiziona a metà tra mondi diversi: quello dei vivi e quello dei morti, quello umano e quello animale. Ragione e sentimento. La loro è una seduzione pericolosissima e irresistibile. Solo un eroe carico di furbizia può disinnescarne la malia con l’astuzia, ascoltare impunito il loro segreto richiamo.
Stiamo parlando ovviamente delle sirene. Per gli antichi greci donne con il corpo di uccello, per il Medioevo e per noi figli di un Medioevo hollywodiano (Splash) donne col corpo di pesce che, ondivaghe e seduttive hanno attraversato il mito e la letteratura.
Ecco che allora si può raccogliere il meglio di quello che alcuni dei più grandi autori della letteratura mondiale hanno scritto su queste misteriose creature e il risultato è Sirene. Il mistero del canto (pagg. 326, euro 20), a cura di Elisabetta Moro e pubblicato da Marsilio. Un libro che, oltre ad essere una strenna perfetta, è la silloge di alcuni dei pezzi migliori di Omero, Ovidio, La Motte Fouqué, Andersen, Nerval, Serao, Kafka, Joyce, Bachmann.
Il risultato è un viaggio di parole e versi che ci accompagna verso queste femmine assolute e magiche che, per dirla come Omero, conoscono tutto del presente, del passato e del futuro. E attendono impassibili il passaggio di ogni questuante di verità. Ma la verità ha sempre un prezzo e non è per tutti, ecco perché l’isola da cui parte il loro canto è circondata dalle ossa calcinate di migliaia di uomini. Ma anche la condizione della sirena stessa, depositaria del mistero è di per se stessa malinconica. E qui l’intuizione migliore è quella di Ovidio: «Ma voi, Sirene, dotte figlie di Acheloo,/ perché mai siete uccelli a metà/ e a metà fanciulle? Eravate forse ancelle di Proserpina/ quando coglievate i fiori di Primavera? E invano la cercaste percorrendo la terra intera e poi sul mare…».
Il mito poi assumerà coda di pesce fondendo le sirene con le ondine: creature leggendarie elencate fra gli elementali dell’acqua nelle opere sull’alchimia di Paracelso (1493 – 1541). Secondo le teorie avanzate dal medico e astrologo svizzero, un’ondina è una ninfa o uno spirito acquatico. Le ondine si trovano, di solito, in laghi, foreste e cascate. Hanno voci meravigliose, che, a volte, possono essere udite sovrapposte allo scrosciare dell’acqua. Secondo alcune leggende, le ondine non possono avere un’anima fino a che non sposano un uomo e non gli danno alla luce un figlio. Questa loro caratteristica le ha portate ad essere molto popolari nella letteratura romantica e tragica, come nell’Undine di Friedrich de la Motte Fouqué (1777 – 1843).
A quel punto sirene antiche, ondine e melusine erano fuse in un nuovo mito romantico e femminino. Del resto non c’è uomo che nel cuore non abbia una sua sirena e melusina, immaginaria o in carne ossa e metafora, da seguire e inseguire in cerca di un po’ di amore e verità, di un canto misterioso da ascoltare. Anche se il rischio è sempre altissimo. Il rischio è che il cuore non torni più a casa, finisca ossificato sulle rive di un’isola che non c’è. E niente è più letterario e poetico di così.