“Fiducia supplicans”, la dichiarazione con cui la Santa Sede ha aperto alla possibilità di benedire coppie in situazioni irregolari o formate da persone dello stesso sesso, rischia di far passare un Natale amaro al Papa. A quasi una settimana dalla sua uscita, infatti, non si arrestano le reazioni contrarie da vescovi di ogni parte del mondo. Il documento del dicastero per la dottrina della fede ha di fatto aperto una crisi all’interno della Chiesa che al momento non sembra destinata a rientrare.
L’Africa dice “no”
Se il cardinale Víctor Manuel Fernàndez – l’uomo che Francesco ha voluto come prefetto dell’ex Sant’Uffizio dandogli un preciso mandato all’insegna della discontinuità col passato – si aspettava che la precisazione sul non confondere le benedizioni con il sacramento del matrimonio potesse bastare a calmare le acque, non aveva fatto i conti con la reazione in grado di suscitare il cambio di atteggiamento di Roma di fronte alle unioni arcobaleno nel continente più ricco di vocazioni e di battesimi. In Africa, infatti, finora le Conferenze episcopali di Zimbabwe, Ghana, Togo, Nigeria, Camerún, Malawi e Zambia hanno già fatto sapere che non applicheranno “Fiducia supplicans”. Un esito scontato per chiunque conosce le realtà ecclesiali africane che hanno posizioni note, espresse anche di recente a Roma dai delegati presenti al Sinodo sulla sinodalità. In Africa, peraltro, l’apertura alle coppie in situazioni irregolari interessa anche i tanti poligami: il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier si è chiesto su X se “anche per loro vale indiscriminatamente il pronunciamento del dicastero sulla benedizione delle persone in situazione irregolare? E se sì, come?”. Nonostante tutto ciò, Fernàndez ha deciso di forzare la mano e si ritrova ora a dover contare le Conferenze episcopali in giro per il mondo che gli rispondono “picche”.
La bocciatura ad est
Ma non c’è solo l’Africa. Nelle scorse ore un’altra stroncatura della dichiarazione del dicastero per la dottrina della fede è arrivata da una figura spirituale molto importante, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina monsignor Sviatoslav Shevchuk. L’arcivescovo di Kiev si è appellato all’appartenenza della sua comunità alle Chiese orientali per bocciare la Dichiarazione, affermando che “riguarda esclusivamente la Chiesa latina e non ha valore giuridico per i fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina” e precisando che “la sollecitudine pastorale ci spinge a evitare gesti, affermazioni e concetti ambigui che distorcerebbero o traviserebbero la parola di Dio e l’insegnamento della Chiesa”. Un secco ‘no’ a Fernàndez arriva anche dalla Conferenza episcopale polacca che tramite il portavoce padre Leszek Gęsiak ha ribadito come due persone impegnate in una relazione omosessuale “non possono ricevere una benedizione”. Dal Kazakistan, i vescovi dell’arcidiocesi di Santa Maria in Astana monsignor Tomash Peta e monsignor Athanasius Schneider hanno proibito ai sacerdoti e ai fedeli locali “di ricevere o praticare – sotto qualsiasi forma – le benedizioni da coppie in situazione irregolare o da coppie dello stesso sesso”, chiedendo al Papa di ritirare il documento.
Vescovi contro
Il via libera dato dal dicastero per la dottrina della fede ha fatto felice la Conferenza episcopale tedesca, tra le più progressiste del mondo e protagonista da anni di un braccio di ferro con Roma ai limiti della ribellione. Per il presidente monsignor Georg Bätzing si tratta addirittura di un regalo di Natale anticipato. I vescovi tedeschi, peraltro, hanno deciso di andare oltre anche questa volta emanando una nota nella quale si esprimeva l’intenzione di benedire le coppie omosessuali in un contesto liturgico, quindi con la volontà di legittimare l’unione. Negli Stati Uniti la pensano esattamente all’opposto: la Conferenza episcopale a stelle e strisce ha scelto la via della diplomazia, ma non sono mancati vescovi che hanno preso posizione pubblica. Lo ha fatto monsignor Charles Joseph Chaput, già arcivescovo di Filadelfia, che ha parlato di “insegnamento confuso (…) non scusabile”, criticando anche il tempismo per la vicinanza col Natale. Chaput ha rimproverato il Papa per la sua abitudine a ridurre ogni voce critica all’interno della categoria delle posizioni ideologiche rigide. Ha scritto l’arcivescovo emerito che la sua “lamentela pubblica sminuisce la dignità dell’ufficio petrino e dell’uomo che lo abita. Ciò ignora anche il rispetto collegiale dovuto ai fratelli vescovi che mettono in discussione l’attuale corso del Vaticano.”. “Fiducia supplicans” può mettere a repentaglio l’unità della Chiesa? A giudicare dalle reazioni delle Chiese locali, parrebbe di sì.