Prigozhin, attacco allo Zar. “Ucciso dall’uomo di Putin”

Prigozhin, attacco allo Zar. "Ucciso dall'uomo di Putin"

Evgenij Prigozhin, il capo della brigata mercenaria Wagner che aveva osato sfidare il potere assoluto di Vladimir Putin, sarebbe stato assassinato su ordine di Nikolai Patrushev, già capo dei servizi segreti Fsb e uno degli uomini più vicini al leader del regime russo. Lo afferma il Wall Street Journal, citando fonti di intelligence occidentali e un membro dei servizi di Mosca. Il Cremlino ha negato con toni sprezzanti, definendo «pulp fiction» le rivelazioni che coinvolgono uno dei membri del cerchio magico di Putin nell’ennesimo assassinio di Stato.

Prigozhin morì lo scorso 23 agosto in seguito a un’esplosione a bordo del mini jet su cui viaggiava insieme con il comandante militare della Wagner, l’inquietante neonazista Dmitry Utkin, e con altri responsabili dell’unità mercenaria. Il piccolo aereo era partito da Mosca diretto a San Pietroburgo, ma poco dopo le 17 di quel pomeriggio precipitò, privo di un’ala, in aperta campagna. Un filmato, non casualmente disponibile e subito diffuso, mostra la caduta e lo schianto terribile al suolo: per identificare le vittime sfracellate fu necessario il test del Dna.

La responsabilità del Cremlino apparve da subito, se non chiara, logica. Prigozhin, due mesi prima, aveva guidato un colpo di mano militare contro le forze regolari russe nella città meridionale di Rostov sul Don, mentre una successiva marcia dei suoi miliziani su Mosca si fermò a mezza strada solo quando apparve chiaro che le sue forze erano insufficienti per un putsch. Dopo di allora, Evgenij Prigozhin fu «un morto che cammina» in attesa di fare una brutta fine su ordine del Cremlino. Tuttavia, quando quella fine venne, Putin negò sempre un suo coinvolgimento, parlò solo di «un uomo di talento che aveva commesso dei gravi errori» e le indagini ufficiali pretesero che l’incidente che aveva decapitato la Wagner fosse stato causato dall’esplosione di una granata che quei soldatacci si erano portati a bordo.

Il Wall Street Journal, adesso, chiama in causa Patrushev. Afferma che sia stato lui, lo stesso uomo che a fine giugno aveva gestito i negoziati con il capo ribelle facendosi aiutare dal dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko, a pianificare l’assassinio di Prigozhin. Per metà agosto, il suo ruolo nella rivolta e il destino della depotenziata Wagner erano stati definiti: Patrushev suggerì di passare all’azione e Putin diede il suo assenso. La piccola bomba che fece saltare un’ala del mini jet sarebbe stata collocata poco prima del decollo durante «controlli di sicurezza».

Nikolai Patrushev, 72 anni, è uno dei più vecchi e fidati confidenti di Putin. Avevano lavorato insieme al Kgb nell’allora Leningrado e quando Boris Eltsin scelse Putin come primo ministro, Patrushev fu nominato capo dell’Fsb (l’ex Kgb). È considerato un falco ultra nazionalista e uno dei pianificatori dell’attacco all’Ucraina. Fu anche coinvolto, nel 1999, nel cinico tentativo di far saltare in aria alcuni condomini nella città russa di Rjazan’: se ne volevano incolpare i ceceni per giustificare un attacco alla Repubblica ribelle. Il piano fallì, gli 007 coinvolti furono prosciolti e la guerra scoppiò lo stesso.

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