Chi pensava che i poteri taumaturgici di Ibra potessero miracolare subito il Diavolo traballante di questi tempi, deve fare i conti l’ennesima serata da brividi della stagione milanista. Come nelle prime due occasioni (ko a Cesena nel 2010, pari incolore con la Samp nel 2020), anche l’Ibrahimovic terzo comincia con una sofferenza inattesa. Perché il senior advisor di fresca nomina scende a Salerno per vedere con i suoi occhi quanto sia indecifrabile la squadra di Pioli, che non riesce ad infilare due prestazioni positive di fila. E il pareggio di Salerno, al cospetto di una squadra che aveva raccolto fino a ieri solo 8 punti, è di quelli che lasciano ancora tanti dubbi sul futuro. Perché il Milan all’Arechi è riuscito a rimediare un punto al 90′ con Jovic dopo che si era sciolto come neve al sole e nemmeno il vantaggio dopo un quarto d’ora gli aveva dato la carica sufficiente per chiudere una partita che sulla carta non doveva avere storia. Un Milan tradito dall’involuzione di Leao, dall’evanescenza di Giroud, dagli errori e dai soliti guai fisici che anche a Salerno hanno lasciato sul campo la vittima di turno, Fikayo Tomori, crollato come un birillo proprio nell’azione del ribaltone salernitano.
Bennacer torna titolare dopo sette mesi e il centrocampo di Pioli sembra ritrovare qualità: funziona l’intesa tra l’algerino e Reijnders, ma latita ancora una volta il contributo di uno spaesato Loftus-Cheek. Il Milan parte aggressivo come contro il Monza, Leao fa subito capire che è stufo di non segnare e va al tiro due volte nei primi cinque minuti, ma poi torna a interpretare in modo classico il numero 10 e si riveste da assist-man. Tanto che proprio da un suo appoggio da destra nasce al 17′ il vantaggio rossonero firmato di testa da Tomori.
Ma il Diavolo scopre presto che non sono solo rose e fiori. Nonostante la targa da ultima in classifica la Salernitana sale progressivamente di tono. Anche perché è vero Candreva deve rincorrere Hernandez per tutto il campo, ma poi Theo lascia regolarmente scoperto il fianco sinistro che diventa il punto debole rossonero. Maignan ci mette i suoi numeri un paio di volte (deviazione di Bennacer al 29′ e affondo di Kastanos al 40′), ma alla fine capitola su un corner in cui Fazio sovrasta di testa Loftus-Cheek.
Nel secondo tempo si rivede subito il baby Simic al posto di Kjaer. Ma nel Diavolo si rivedono anche i soliti difetti: tanto lavoro e poca sostanza. Leao si innervosisce e comincia ad uscire dal gioco, poi arriva il tracollo con Candreva che trova la solita autostrada e Maignan rovina tutta la serata sua e del Milan con un errore che regala all’ex interista il 2-1. Il forcing rossonero è confuso ma trova anche un protagonista insperato in Jovic che trova il pari in extremis con un sinistro vincente.
La famiglia Inzaghi continua ad essere indigesta per Pioli che mangia il panettone, ma piuttosto amaro. E Ibra cosa racconterà al suo capo Cardinale?