– Se il governo impone le sue scelte al Parlamento tramite voti di fiducia, i commentatori di sinistra gridano alla dittatura dell’esecutivo e allo svuotamento delle prerogative di Camera e Senato. Una volta che i deputati fanno più o meno di testa loro, come nel caso del Mes, gli stessi “parlamentaristi” urlano allo scandalo. Va bene tutto, ma almeno fate pace col cervello.
– Il video di Volodymyr Zelensky che ballava in una trasmissione tv russa di fronte al propagandista di Putin fa sganasciare dal ridere. Ma spiega anche, drammaticamente, come possa cambiare il mondo in pochi anni.
– Stellantis chiude il polo produttivo Maserati di Grugliasco ma alla Stampa e a Repubblica pare non se ne siano accorti. Chissà come mai.
– L’Italia in una notizia. Eccola: la Polizia locale di Milano ha fatto stampare 5mila calendari 2024 da distribuire. Peccato che abbiano i mesi con i giorni sbagliati. Per fare un esempio: dicembre è segnato con soli 30 albe (magari, dico io, almeno ci risolverebbe il problema di decidere cosa fare il 31 sera); mentre novembre ne ha 31. Non so di chi sia la colpa e poco mi interessa, ma racconta la pochezza della cosa pubblica italiana.
– La finta intervista di Giuseppe Conte a Giorgia Meloni, un montaggio fake per chiederle conto di alcune cose sul Patto di stabilità, è carina. Forse non proprio istituzionale però fa ridere. E, per quanto parta da presupposti sbagliati, come messaggio propagandistico di partito funziona. Al pari del fax-gate di Meloni.
– L’accoppiata Patto di stabilità e Mes, comunque, dal punto di vista comunicativo è stato azzeccato. Difficile dire se fosse studiato, ma ha funzionato. La sera prima approvi il Patto, che poteva lasciare il fianco scoperto per l’accusa di essersi “piegati” all’Ue. E il giorno dopo non approvi il Mes, che invece spedisce a Bruxelles il messaggio contrario. Risultato: oggi tutti parlano del “no” al Mes, e nessuno del “sì” al Patto di stabilità. Missione compiuta.
– La questione di Monfalcone è complicata e bisogna affrontarla senza paraocchi. Primo: è un problema evidente il fatto che un paesino si ritrovi con così tanti stranieri, alcuni dei quali neppure parlano l’italiano. Secondo: l’islam, a differenza di altre religioni, ha creato dei problemi in Europa mica indifferenti per le sue letture radicali (non ricordo attentati di buddisti), quindi è logico che vi sia un occhio di riguardo. Terzo: i luoghi di preghiera devono soddisfare tutti i crismi del caso, altrimenti non si capisce perché fare figli e figliastri. Quarto e più importante punto: uno Stato che si rispetti, garantisce a tutti libertà di culto. Può non piacerci l’islam, ma da qualche parte questi avranno pure il diritto di pregare. E, se devo dirlo, preferisco 10 luoghi di preghiera sobri in un garage ad una enorme moschea che fa a gara coi campanili delle nostre chiese. Ma de giustibus non est disputandum.
– Gli attivisti di Ultima Generazione mettono a segno un blitz contro lo shopping natalizio alla Rinascente di Milano. Solita sceneggiata. Ma è il post su X che mi fa impazzire: “Vogliamo avere una voce come cittadini, non come consumatori”. Perché, scusate, come consumatore non sono anche cittadino? Vorrei ricordare ai verdi-fuori-rossi-dentro che se oggi viviamo nella bambagia, abbiamo cellulari per tutti, benessere, acqua corrente, lavatrici, lavastoviglie, asciugatrice e casa al caldo, lo dobbiamo al progresso che ci siamo costruiti con l’economia di mercato: produrre, vendere, produrre, vendere. Il tutto consumando grandi quantità di energia a buon mercato. Se volete tornare indietro, fate pure. Ma io non vi seguo.
– Fa rumore il silenzio di Chiara Ferragni. E non perché non sia scontato, per carità. Quando le notizie politiche latitano, quando le guerre non scaldano più l’attenzione del pubblico, quando di mezzo ci sono le vacanze natalizie dove si prediligono notizie “leggere”, essere al centro dell’attenzione è la cosa peggiore che potesse capitarle. Ma questa strategia non potrà perdurare a lungo e il prossimo dramma si avvicina: prima o poi, infatti, Chiara dovrà riapparire, sui social o dal vivo. E soprattutto dovrà pur dire qualcosa. Già, ma cosa? È tutto qui il problema. Le ultime due uscite, il comunicato stampa sul ricorso al Tar e il disastroso video di scuse, sono state un autentico boomerang. I follower calano, una azienda l’ha silurata e le procure indagano. Spero – per lei – che rifletta a lungo su come riapparire. Sono tutti lì ad attendere. E non può sbagliare.
– Secondo Guia Soncini in casa Ferragnez, nonostante i tanti metri quadri a disposizione, la temperatura sarebbe scottante. Pare che lui non sapesse nulla dell’operazione Balocco, né tantomeno della micragnosa donazione da 50mila euro a fronte di un incasso milionario. Pare sia stato sempre Fedez a convincere Chiara Ferragni a fare la donazione da un milione e quel video imbarazzante di scuse. Pare i due siano pronti comunque ad andare in montagna per Natale. E pare che altre aziende siano pronte a mollare Ferragni come Safilo. Sarà vero? Vedremo. Mi auguro sia falso che sia stato assunto “un consulente che le facesse fare il discorso contrito”. Se è così, spero lo abbiano già silurato senza pagarlo.