La regina è viva e regna assieme a noi. Please, non trattasi di Camilla sovrana consorte di Carlo II ma dell’unica, esclusiva monarca che il Regno Unito e, una parte del mondo repubblicano, ha avuto per un secolo. Accade però che un documentario, in onda il giorno di Santo Stefano, e dal titolo Charles III The coronation year riveli che sua maestà Elisabetta II temesse di dovder chiudere la propria vita nel castello di Balmoral. Questo sostiene la figlia sua, principessa Anna, che fu tra le più attive nelle ultime giornate, era il settembre del duemila e venti, che precedettero la morte della regina.
Fu lei ad essere sempre presente nella dimora scozzese, fu lei a provvedere ad organizzare il trasferimento del feretro a Londra (Operation Unicorn fu il nome in codice dato dai servizi di sicurezza). La principessa ha dunque detto: «Penso che ci sia stato un momento in cui ha sentito che sarebbe stato più difficile se fosse morta a Balmoral. Spero che alla fine lei abbia pensato che fosse giusto così». In verità esiste una versione parallela che sostiene esattamente il contrario sul legame tra Elisabetta II e il castello scozzese nell’Aberdeenshire. L’epilogo fu successivo ai giorni trionfali del giubileo di platino, un evento mediatico mondiale che offrì l’ultima immagine di una sovrana davvero esclusiva. Seguirono giorni difficili, anche se prevedibili, Elisabetta conservò il suo sorriso (contrariamente alle favole di The Crown che la mostrano spigolosa e introversa) ma il suo corpo diventava sempre più fragile. Racconta il reverendo Iain Greenshields, moderatore generale della Chiesa di Scozia: «Ad un certo momento della giornata sua maestà si avvicinò alla finestra e pronunciò queste parole: chi non vorrebbe essere qui?». Balmoral era dunque il luogo della pace, il paradiso in terra come lo aveva definito l’antenata regina Vittoria che l’aveva scelto come residenza estiva. Secondo il reverendo, la sovrana avrebbe poi ricordato il padre Giorgio VI che ebbe una influenza decisiva sulla formazione del carattere di Lilibet. E altre memorie di affetto, la madre, il marito principe Filippo, l’amore per i cavalli e ancora chiedendo le ultime notizie sui problemi del regno e della chiesa. In verità Elisabetta II aveva scelto di trascorrere quel tempo d’estate nella sua residenza privata scozzese, a Royal Deeside, nell’Aberdeenshire, non lontano da Balmoral. Raggiunse la dimora a bordo di un elicottero privato nell’ultima settimana di luglio e il suo programma prevedeva un lungo soggiorno, almeno fino ad ottobre, così tenendosi a distanza dagli impegni ufficiali del suo ruolo. Così la residenza scelta fu quella di Craigowan Lodge, dotata di sette camere da letto, lungo il Royal Deeside.
Il castello fu teatro, si usa dire e scrivere così, degli incontri amorosi tra Carlo e Diana e nell’album di corte risultano le fotografie del loro soggiorno, istantanee che mostrano una buffa espressione della principessa con stivaloni da pioggia e, al fianco suo, Carlo con pantalone alla zuava, entrambi, boy and girl, sono appoggiati ad una bianca panchina e, sullo sfondo, la campagna scozzese. Tornando alla regina, si trasferì in anticipo a Balmoral (distante un miglio), era l’8 di agosto. Per rendere la vacanza di riposo meno faticosa, considerato lo stato di salute, Buckingham provvide ad allestire uno staff adeguato, il paggio Paul Whybrew, il sergente d’armi Barry Mitford, presenti minuto per minuto nel castello. Avevano il compito di recapitare alla sovrana, ogni mattina, una copia del Racing Post, foglio che si occupa di cavalli, corse e affini, 4 sterline e mezzo per soddisfare uno dei piaceri di Elisabetta II. Ma le cronache riferiscono che fu soprattutto una donna, Angela Kelly, ad assistere continuamente la regina, a vestirla e a far sì che non si affaticasse troppo. Balmoral fu l’ultimo rifugio di una donna padrona del regno ma infine sola. La sua storia non si è ancora conclusa.