Gli eroi silenziosi che salveranno il Paese

Gli eroi silenziosi che salveranno il Paese

Si chiama Iris Haim. È la madre che ha perduto il figlio nel modo più atroce, Yotam, un ostaggio rapito da Kfar Aza il 7 ottobre; scambiato per terrorista, è stato ucciso dai soldati per errore, dopo essere sfuggito a Hamas, mentre cercava di farsi riconoscere insieme ad altri due ragazzi. Sventolavano una bandiera bianca, ma non è servito. A Gaza, la confusione della guerra, le trappole perverse, i travestimenti di Hamas, hanno giocato un effetto mortale: e il batterista coi capelli rossi, insieme ad Alon Shamriz e a Samar Talaka è stato ucciso.

La sua mamma, dal 7 ottobre fra le famiglie dei rapiti, si è rivolta con dolcezza ai soldati del 17esimo battaglione della Brigata Bislamach: «Sono la mamma di Yotam, voglio dirvi che vi voglio tanto bene, quello che è accaduto non è colpa vostra, la colpa è solo di Hamas che il loro nome sia eroso dalla storia; non esitate se vedete un terrorista, tutti abbiamo bisogno di voi, venite ad abbracciarmi». Iris ha lasciato tutti senza parole, anche in un Paese in cui oggi si richiedono miracoli da ciascuno: se la maggioranza delle persone, in una situazione difficile cerca il riparo, l’eroe o l’eroina al contrario si espone. Così Iris, invece di polemizzare come hanno fatto in molti (tipo il Capo di Stato maggiore) ha preferito perdonare l’errore: ai ventenni che in divisa sfidano la morte ha suggerito (per il bene di tutti e nonostante l’atroce dolore per l’uccisione del figlio), di difendersi da chi esce dai cunicoli o si avvicina travestito. Iris ha costruito così un ponte fra la battaglia straziante delle famiglie dei rapiti e il sacrificio terribile dei soldati: indispensabile, e per niente ovvio. Proclamare «beato il popolo che non ha bisogno di eroe» significa privare il popolo di una grande risorsa, a volte indispensabile. Israele in particolare dal 7 di ottobre, ha bisogno di eroi per risorgere da quelle ceneri: a loro è affidato il recupero della forza, dell’onore stesso. Dal 7 di ottobre le storie del valore civile e militare sono un’enciclopedia. E in queste pagine le donne risplendono: per esempio, il 7 di prima mattina la bella Amit Mann di 22 anni, infermiera, si è fatta strada, mentre le sparavano, fra i feriti e i cadaveri fino all’ambulatorio, e là si è presa cura di tutti quelli che si sono trascinati da lei, finché al telefono ha detto ai suoi «siate forti sono entrati i terroristi»; è stata uccisa col dottore. Gli arabi israeliani, specie i beduini, sono corsi in tanti ad aiutare: Awad Darawshe, paramedico, corso alla festa Nova, ha curato le orribili ferite dei ragazzi uno dopo l’altro mentre Hamas faceva strage, è stato ucciso mentre fasciava un ragazzo; il tassista Yussef Alzianda, beduino, che aveva portato una dozzina di ragazzi alla festa, per fuggire ne caricava trenta per volta e tornava ogni volta per una piccola spola di salvataggio:è sopravvissuto. Or Ben Yehuda, una bella ragazza madre di tre bambini, comandante di un tank, si è buttata a combattere al kibbutz Sufa con i suoi dodici soldati e ha ucciso e messo in fuga i terroristi salvando molte persone, mentre il suo collega Avi Kolelashvili, di 24 anni, tentando lo stesso attacco, è caduto.

Al Kibbutz Kfar Aza, il comandante dei Golani Tomer Greenberg, ha combattuto salvando decine di persone, e ha portato in salvo due piccolissimi gemelli ritrovati fra i loro genitori morti. Greenberg, cercando di salvare un soldato caduto in un’imboscata è stato ucciso da Hamas. A ogni funerale dei soldati uccisi i loro colleghi raccontano che la fine di questi 20enni è quasi sempre legata alla scelta di lanciarsi al salvataggio dei compagni. Ma dentro casa il sangue freddo non è diverso: Rachel Edri di Ofakim, un’anziana signora, per ventiquattro ore, come in un film dell’orrore, ha servito cibo, raccontato storie, cantato canzoni frenando i terroristi, finché è arrivato l’esercito che ha perduto nello scontro due uomini. Israele risuona di episodi stupefacenti, che sanno di un’epopea antica e nuovissima, antica e in costruzione. Achille scelse una vita breve ma valorosa piuttosto che lunga e inane. Le sue imprese si leggono da millenni.

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