Nascosta tra eventi di portata secondaria – il Mes, i cannoni di guerra, le crisi di Chiara Ferragni – è arrivata la notizia che davvero cambierà il nostro mondo, quello cui siamo abituati, dove sappiamo ancora orientarci. La Ferrero lancia sul mercato anche la Nutella vegana. Avrà lo stesso sapore dell’originale ma metterà più tristezza e continueremo a ingrassare ma ecologicamente più corretti. Vuoi mettere?
Eccolo il vero mondo al contrario, la fine della Tradizione con la N di Nutella maiuscola, il crollo di una delle poche certezze del Paese: la vera crema spalmabile che ingoiata direttamente dal barattolo a cucchiaiate ricompatta tutti gli italiani, anche più dei Mondiali di calcio. Che infatti è anni che non giochiamo nemmeno più. Era la trinità nazionalpopolare: il presepe, Sanremo, la Nutella. E adesso…
La svolta vegan della Nutella è il punto di non ritorno di un’indistinta fluidità – alimentare, sociale, politica, linguistica, sessuale – che, scusate, ci rifiutiamo di accettare.
Ma noi – tradizionalisti, maschi, bianchi, etero e carnivori – siamo perdenti.
Mentre Giovanni Ferrero è l’uomo più ricco d’Italia. Avrà ragione lui.
Peccato. Nulla ha più senso. E non è solo questione di lattosio.
Se non fosse scambiata per una battuta, visto il tema dolciario, ci verrebbe da dire «Che amarezza».