Legge plasticamente sbagliata: l’Italia messa nel sacchetto

Legge plasticamente sbagliata: l'Italia messa nel sacchetto

Per qualcuno è una polemica di plastica, per altri la rappresentazione (plastica) di come il diritto, l’Italia e l’Ue vadano a velocità diverse. A finire nel sacco è il cittadino, ovviamente. Anzi, nel sacchetto. La guerra alla plastica è iniziata nel 2011, quando le prime direttive invitarono i Paesi membri a ridurre gradualmente l’uso dei sacchetti. Gradualmente la lotta senza paura toccò vette sublimi. Ricordate quando nel 2015 il governo di Matteo Renzi (nella foto) vietò i sacchetti non biodegradabili «perché ce lo chiedeva l’Europa», regalandoci di fatto una mini tassa di 6 euro (3 centesimi per circa 200 sacchetti l’anno) su ogni italiano? Quante maledizioni abbiamo tirato per quegli involucri che si bucano con un soffio o che gocciolano quando l’umido tracima (e puzza)? Ebbene, ieri la Corte di giustizia Ue ha bocciato il decreto 73 del 18 marzo 2013 con il quale l’Italia aveva vietato, nel 2013, la commercializzazione di sacchetti monouso fabbricati con materiali non biodegradabili e non compostabili, seppure in linea con quanto previsto dalla direttiva europea del 1994. Quell’esecutivo non poteva farlo perché non avrebbe fornito le necessarie «prove scientifiche» che giustificavano il divieto. Il produttore Papier Mettler si era rivolto al Tar del Lazio, chiedendo i danni, che a sua volta aveva bussato alla Corte di giustizia Ue per avere chiarimenti. Risultato: sulla carta Papier Mettler aveva ragione, sulla plastica pure. Forzare gli italiani a incentivare l’uso di borse di plastica biodegradabili e compostabili per salvare il Pianeta era figo e di sinistra ma non era giusto. Ma la normativa da allora è già cambiata un sacco di volte, tanto che Assobioplastiche e Biorepack dicono: ragazzi, vale la direttiva shopper 2015/720, quindi la sentenza contesta una legge già finita nella spazzatura, che pure aveva anticipato ciò che la Ue avrebbe deciso due anni dopo. Per la serie, chiamate la neuro. E il camion dei rifiuti.

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