Il basket con l’Eurolega e la F1: qui sono tutti contenti

Il basket con l'Eurolega e la F1: qui sono tutti contenti

La guerra del calcio, che poi è una guerra dei soldi, non è una novità nel mondo dello sport. Il basket ci è arrivato molto prima con un buon successo, il golf ci sta provando con qualche difficoltà. Sotto canestro tutto è cominciato addirittura nel 2000, quando, sfruttando una dimenticanza della Fiba Europe che non aveva registrato il nome Eurolega, la Uleb (Unione delle Leghe Europee di Basket) decise di organizzare quello che adesso vorrebbe fare la A22 con la Superlega. Il basket si è spezzato. Da una parte l`Eurolega con società ammesse di diritto e dall`altra il trofeo rimasto in mano alla Fiba. Nel 2001 il basket ha avuto due campioni d`Europa: la Virtus Bologna nella Uleb Euroleague e il Maccabi Tel Aviv nella FIBA Suproleague. Una cosa che non aveva senso, creando solo confusione tra gli appassionati.

Così l`anno dopo le due organizzazioni si sono trovate attorno ad un tavolo con la Uleb a farla da padrona e la Fiba costretta a rinunciare al suo torneo che è stato assorbito dall`Eurolega, la prima vera Superlega dello sport europeo con 18 squadre in un unico girone all’italiana con partite di andata e ritorno prima di arrivare ai playoff tra le prime 8 e alle Final four. Quando si parla di Superlega nel calcio, si parla di qualcosa che assomiglia molto di più all`Eurolega che alla Nba. Nel basket ci sono 11 squadre che possiedono una licenza pluriennale, due con licenza biennale e le altre che si qualificano secondo i risultati della stagione precedente. Insomma c`è uno zoccolo duro di club fondatori sempre presenti. Si arrivano a giocare anche due partite a settimana. E non pensiate che chi partecipa all`Eurolega snobbi il campionato italiano. Milano ha vinto gli ultimi due scudetti, sempre in finale con Bologna che è l`altra italiana ammessa nel salotto del basket europeo. I denari che arrivano dall`Europa consentono a Olimpia e Virtus di avere squadre molto più forti e l`effetto non è quello di snobbare il campionato, piuttosto di dominarlo.

Lo scenario che può prospettarsi nel calcio del futuro è quello in cui vive quotidianamente la Formula 1. Da una parte la federazione internazionale dell`auto, la Fia, che definisce i regolamenti sportivi e si occupa di farli rispettare e dall`altra Liberty Media, proprietaria della Formula 1 che si occupa della parte commerciale stilando il calendario, contrattando con gli organizzatori e imponendo un numero fisso di partecipanti (10 team) che si dividono il malloppo e per ora non hanno nessuna intenzione di ammettere un`undicesima squadra anche se è quella di un mito come Mario Andretti. Fia e Liberty Media adesso stanno litigando, ma la formula di dividere i compiti ha contribuito a moltiplicare il valore della Formula 1 che nell`ultimo periodo ha allargato molto il suo bacino di appassionati giocando anche su un concetto sposato pure da A22: liberalizzare la visione dell`evento. La Formula 1 lo sta facendo attraverso i social, la Superlega parla di streaming gratuito per tutti.

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