A lui si “deve” la riforma costituzionale con la quale è avvenuta la riduzione del numero dei parlamentari italiani: a partire da questa legislatura, infatti, si è passati da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Un taglio fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle e dal ministro dei Rapporti con il Parlamento del governo Conte 1: Riccardo Fraccaro. Stiamo parlando di uno dei primi attivisti grillini e uno tra i pentastellati più influenti della storia di quel partito, per quanto defilato rispetto ad altri “protagonisti” politici come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Fedelissimo del primo – e stretto collaboratore di Giuseppe Conte tra il 2018 e il 2021 – non si è potuto ricandidare quindici mesi fa alle ultime elezioni politiche per via della regola interna al Movimento del doppio mandato. E ora che nuovo ruolo non politico sta svolgendo Fraccaro dopo l’addio a Montecitorio?
Dal Triveneto al Parlamento: il percorso di Fraccaro
Classe 1981 (nato per la precisione il 13 gennaio) e originario di Montebelluna (provincia di Treviso), Riccardo Fraccaro consegue la laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Trento, con una tesi in diritto internazionale dell’ambiente. Proprio in Trentino, quando non aveva ancora compiuto trent’anni, Fraccaro favorisce la nascita del Meetup, facendosi portavoce in primis della battaglia contro l’inceneritore e contribuendo così a dare avvio alle prime formazioni di comunità pro-Beppe Grillo in tutta la regione. Nel frattempo, per mantenersi, lavora anche come pizzaiolo, prima di approdare alla Camera dei Deputati nel 2013, diventando portavoce del gruppo e segretario dell’ufficio di presidenza.
Fin da subito si fa paladino della cosiddetta democrazia diretta, espressa all’interno del Movimento Cinque Stelle dalla futura ben nota piattaforma Rousseau e in parlamento dalla proposta di introdurre il referendum propositivo. Nella legislature 2013-2018 non mancano sue gaffe in Parlamento: dieci anni fa, per esempio, sul proprio profilo Twitter fa un parallelo tra la rielezioni di Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica e la nascita di Adolf Hitler, entrambe databili al 20 aprile, chiedendosi esplicitamente se ci sia un nesso. Una volta accortosi della gravità del tweet strampalato, poco dopo il messaggio scompare. Molto attenzionato anche il suo annuncio online per la ricerca di un “giornalista tuttofare”, che propone però di pagare più o meno 3 euro all’ora. Altro che salario minimo.
Taglio dei parlamentari e invenzione del superbonus
Nel marzo 2018 viene riconfermato a Montecitorio grazie al “paracadute” della quota proporzionale: prima viene nominato questore della Camera occupandosi in particolare della delibera per la cancellazione dei vitalizi agli ex parlamentari. Poi entra a giugno nel governo Conte 1 come ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Con questo incarico, Fraccaro ha seguito in particolare l’iter delle riforme costituzionali sulla riduzione del numero dei parlamentari, sull’introduzione del referendum propositivo e sulla soppressione del Cnel. Alla fine, “soltanto” il primo provvedimento viene portato a termine: il disegno di legge costituzionale passa nelle quattro letture previste tra Senato e Camera e viene confermato nel referendum del settembre 2020.
Nel frattempo l’esecutivo 5 Stelle-Lega cade nell’estate 2019 e, con il Conte 2 con il Partito Democratico, si trasferisce al ruolo di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri fino al febbraio 2021 (nascita del governo Draghi). Termina il proprio mandato parlamentare nell’ottobre 2022 non venendo più ricandidato da Conte. Riccardo Fraccaro, che è stato anche il padre politico del controverso superbonus 110% per l’edilizia, ora di fatto avora come consulente per sanare i danni prodotti dalla sua legge. Come ha infatti ricordato Il Foglio qualche settimana fa, da libero professionista l’ex ministro ha ottenuto una commessa a otto zeri per piazzare i crediti d’imposta (il quotidiano diretto da Claudio Cerasa parlava di 200 milioni di euro complessivi) acquistati dalle banche. In altre parole, la sua società dovrà lavorare per le imprese che si ritrovano con i crediti incagliati, senza riuscire a cederli o scalarli dalle tasse. La scelta ricaduta verso l’ex ministro non sarebbe quindi casuale visto che Fraccaro conosce infatti perfettamente i meccanismi di funzionamento e anche ha criticato in più occasioni la scelta del governo Meloni di ridimensionare i bonus edilizi.