Fine della dittatura. Uefa e Fifa hanno ricevuto un cartellino rosso, lo ha deciso un giudice belga, Koen Lenaerts, presidente della Corte di giustizia europea. Era belga anche Jean-Marc Bosman, la sentenza che porta il suo cognome rivoluzionò a partire dal 1995 le leggi sul trasferimento dei calciatori. Il verdetto di Lenaerts e dei quindici giudici della corte smaschera i privilegi di cui hanno goduto i due governi che reggono ma soprattutto gestiscono il calcio europeo e mondiale. Non è la vittoria di Andrea Agnelli, Florentino Perez e Joan Laporta, è la sconfitta di Alexander Ceferin e di Gianni Infantino, del loro potere incontestabile ed incontestato, di organizzazioni che hanno detenuto (e ancora detengono) i diritti, e un po` meno i doveri, sul football, quello delle squadre di club e delle rappresentative nazionali, soffocando il calendario di tornei, trascurando la salute degli atleti, ricorrendo all`arma del ricatto nel caso di eventuali tentativi di contestazione e opposizione.
L`ultimo manifesto esempio è stato fornito dal caso Juventus, la società alla quale è stato chiesto di rinunciare al progetto della superlega in cambio di una squalifica mite sulle competizioni Uefa, una coartazione che non potrà più essere esercitata ma che rientra(va) nel sistema monopolistico antiliberale tipico dei governi di Nyon e di Zurigo. Il tema della nuova superlega, rivisto e corretto con una formula non più elitaria ed esclusiva, nell`idea di origine era un club per pochi tutelati e protetti, ma infine aperta a tutti, con garanzie contabili tre volte più importanti di quelle attuali, accompagnate da una svolta anche questa storica nei confronti dei tifosi fruitori dell`evento con la trasmissione in chiaro e gratuita di tutte le partite, mettono in off side il clan Ceferin che, in verità, è portavoce delle esigenze e dei voleri del presidente del Psg, Nasser Al-Khaleifi, massimo dirigente dell`ECA (l`associazione del club europei vede, goffamente, un qatariota a difendere i diritti continentali) che ha subito ribadito il proprio astuto sostegno a Uefa.
Il futuro del calcio passa attraverso questa nuova formula, come è già accaduto nel basket e nella formula 1, oggi il football europeo è in declino finanziario e tecnico, soffocato da tre potenze inarrivabili: Premier League, Arabia Saudita e Stati Uniti, basta controllare il numero e l`identità dei migliori calciatori che hanno scelto quei territori per le proprie prestazioni, diventa opportuno restituire una identità politica e tecnica al mondo che è vecchio anche per la responsabilità “dell`apparatcik” Uefa, portato a conservare i privilegi ed a esibirli, in modo spesso sguaiato, in occasione dei tornei e degli eventi spettacolari (premiazioni, sorteggi) puntualmente lasciando in ultima fila i tifosi e usando i calciatori per interessi elettorali.
La sentenza di ieri è un atto di coraggio e non spaccherà il calcio come vuole fare intendere la contraerea messa in moto già nei giorni scorsi dalla piovra svizzera, ricorrendo agli ex calciatori allineati. Per organizzare nuovi tornei non sarà più necessario, come era obbligatorio, passare da Nyon o da Zurigo-Doha e dintorni, le ultime parole di Ceferin sono il riassunto arrogante di una storia finita «dobbiamo proteggere il nostro mondo». Ecco, il loro “mondo”, questo è il credo dell`Uefa, questo della Fifa, il tempo delle mele d`oro va a concludersi. In un sistema veramente democratico il capo del governo sul lago di Lemano, l`avvocato sloveno già pronto a prossima rielezione, unico candidato, come il suo sodale Infantino alla Fifa, preso atto del verdetto dei giudici, dovrebbe presentare le dimissioni come atto di dignità e furba coerenza, però, me ne rendo conto, queste verrebbero respinte dallo stesso sistema autocratico spacciato invece per popolare e democratico. Si andrà a trattative, patteggiamenti, soluzioni diplomatiche. Il futuro deve ancora essere scritto. Il passato è un libro con le pagine stracciate.