Il direttore esecutivo del Mes, Pierre Gramegna, ha rilasciato una nota in cui afferma che “Il Mes si rammarica della decisione del Parlamento italiano di votare contro la ratifica della riforma del Trattato“. Nel suo comunicato ci tiene a sottolineare che “Senza la ratifica da parte di tutti gli Stati membri, il Mes non sarà in grado di fornire il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico dell’unione bancaria, che andrebbe a beneficio di tutti i Paesi dell’area dell’Euro“.
Gramegna, quindi, conclude assicurando che “Il Mes si impegna a continuare a sostenere i suoi membri e ad adempiere all’importante mandato per il quale è stato creato: garantire la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Continuerà a farlo nell’ambito dell’attuale trattato Mes“. Dello stesso tenore il monito del presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe. Senza l’approvazione italiana, spiegano fonti da Bruxelles, non potrà più essere azionato il 1° gennaio come invece concordato da tutti i leader nel pieno della crisi del Covid.
Nella sede del Mes in queste ore emerge molta delusione. Grazie allo stop, il governo italiano può avviare nuove interlocuzioni per la discussione dello strumento ma dal Mes affermano che per i vertici comunitari è l’ennesima occasione persa per avvalersi di un’arma in più per difendersi dagli choc economici che sono “imprevedibili” e mettono a repentaglio la stabilità finanziaria dell’intera Eurozona. Senza il sostegno dell’Italia, ha commentato Donohoe, viene a mancare “una pietra miliare importante verso il completamento dell’Unione bancaria“. Il rafforzamento del fondo salva-Stati resta comunque un obiettivo di Bruxelles e Lussemburgo, che non si arrendono nel tentativo di convincere Roma ad arrivare alla ratifica. È la promessa che fa Donohoe, che però è costretto ad arrendersi all’evidenza di una bocciatura da parte del parlamento italiano per l’attuale configurazione dello strumento.
Questo porta inevitabilmente a uno slittamento a data da definirsi. La sola certezza, ammette il Mes, è che la riforma resterà al palo. Il fondo salva-Stati continuerà ad “adempiere all’importante mandato per il quale è stato creato: garantire la stabilità finanziaria nell’Eurozona“. Limitandosi però “all’ambito attuale“.