La storia della morte di Vanessa Ballan è la storia di una denuncia per stalking rimasta nel cassetto. Come gran parte delle 12.491 segnalazioni presentate – principalmente da donne – durante quest’ultimo anno.
«Il caso non sembrò urgente» spiega il procuratore capo di Treviso Marco Martani. E quando a ottobre Vanessa si presentò per denunciare le pressioni di Bujar Fandaj, i suoi messaggi, le sue insistenze, la denuncia finì in mezzo ad altre decine di faldoni. Fino a martedì mattina.
«C’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento. Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c’erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce – spiega Martani – La valutazione fatta era di non urgenza». Dietro l’apparente silenzio, in realtà Bujar ha covato rancore, rabbia per la denuncia che pendeva sulla sua testa, probabilmente invidia per il bimbo in arrivo. Ed è esploso nell’atto più scellerato, premeditando l’omicidio.
Cosa accade solitamente dopo una denuncia per stalking? Le denunce di codice rosso vengono trattate dal magistrato di turno esterno che prende i primi provvedimenti, quelli di immediata urgenza. «Poi il fascicolo passa al magistrato del gruppo specializzato. Nel caso specifico di Vanessa Ballan, il magistrato di turno esterno nel giro di un giorno ha disposto la perquisizione e ha disposto che il fascicolo passasse al magistrato di turno fasce deboli. Quest’ultimo non ha ritenuto che ci fosse una situazione che imponesse un’immediata richiesta di misura cautelare ma ha ritenuto di approfondire gli atti di indagine chiedendo i tabulati del telefono di Bujar perché Vanessa aveva cancellato i messaggi dal suo cellulare».
Ma – e questo è il punto debole di tutto il meccanismo – l’esito dei tabulati non era ancora arrivato. Da ottobre a dicembre non-era-ancora-arrivato.
È sotto gli occhi di tutti che la gestione dei reati spia, tra cui lo stalking, vada rivista e oliata. Per fare in modo che non vengano sottovalutati i casi o, paradossalmente, per non gettare alcol sul fuoco: lo stalker colpito da una denuncia, anche se apparentemente silente come nel caso di Treviso, matura ira e odio capaci di degenerare in episodi di violenza estrema. Però le norme ci sono, con l’ultima legge approvata all’unanimità è possibile far scattare con ancora maggiore tempestività le misure cautelari e monitorarle con il braccialetto elettronico. Il problema è che spesso manca il personale e quello che c’è non è sempre preparato ad affrontare l’emergenza violenza. Le forze dell’ordine devono anche riconquistare la fiducia delle donne. A dire che è in calo sono i numeri: le denunce per stalking nel 2023 sono il 13% in meno rispetto al 2022 ma non si può dire altrettanto per i delitti delle donne (cresciuti del 5%): le donne non denunciano, tanto non cambia nulla, o gli omicidi arrivano senza il minimo preallarme, anche quado sono premeditati.