È finito il tempo degli alibi. Lo sa anche Mazzarri che ha tuonato dopo la figuraccia di coppa Italia, parole dure ribadite ieri alla squadra. A capo chino e con l’espressione chiaramente delusa, i giocatori sono stati inchiodati di fronte alle proprie responsabilità: «Così non va, guardiamoci in faccia e diciamoci tutto, non possiamo andare avanti in questo modo». Sono stati questi i concetti dell’allenatore per analizzare l’ennesima sconfitta che macchia il ricordo di una squadra che vinceva su tutto e su tutti: roba di sei mesi fa ma sembra passata una vita. Ma non passi nemmeno il concetto che lui sia esente da colpe: è un grave errore non far capire l’importanza di una partita ai propri giocatori.
«Chi non vuole restare, meglio che vada via»: il messaggio del tecnico riporta a galla un altro. Il club non ha saputo gestire lo scudetto, l’ha volutamente accantonato compromettendo il proprio futuro: l’addio a Spalletti e Giuntoli, un mercato sbagliato, la mancata sostituzione di Kim, alcuni big con i contratti in scadenza, il fallimento del primo allenatore (Garcia) con il secondo che rischia una rovinosa ricaduta. Il Napoli non è più l’isola felice dello spettacolo e dei successi: De Laurentiis è criptico, dice e non dice, solo il passaggio agli ottavi di Champions gli ha fatto sbollire in parte la rabbia. Il brutto però è che Napoli si è stancata di questo Napoli incerto e discontinuo, da una vita non si ascoltava una contestazione così forte come quella di martedì sera. C’è un obiettivo da raggiungere subito, alla portata della società: il mercato invernale. Le casse lo permettono, Mazzarri lo suggerisce, la piazza lo invoca: solo una mini-rivoluzione potrebbe evitare l’autodistruzione.