Maschilismo à la carte

Maschilismo à la carte

Hai voglia a negare che il patriarcato esista ancora. Hai voglia a difendere la libertà di parola e di boutade. A sostenere che la provocazione e lo sberleffo siano vitali quanto la buona educazione e il rispetto. Hai voglia a prendertela con il politicamente corretto e l’ossessione moralista. Poi arriva uno chef, neppure stellato, da Malnàa, varesotto profondo e ferino, e ti reinterpreta televisivamente la più ancestrale ricetta di brutale machismo. E alla fine, cosa vuoi, hanno ragione loro: le virago di lotta e di castrazione.

È successo così. Che il cuoco del programma Rai È sempre mezzogiorno, mentre prepara il piatto di giornata, spiega sorridente alla conduttrice Antonella Clerici l’importanza del Prosecco come ingrediente: «Serve a stordire la preda. Lo facevo anche con mia moglie». Risotto alle bollicine e radicchio, 40 euro alla carta, con guarnizione di patriarcato. Quando si cucinano i più scadenti stereotipi sessisti senza accorgersi che il gusto è pessimo. Certe tradizioni, non solo culinarie, sono dure a morire.

Sempre detto che i cuochi in tv fanno più danni che mise en place.

Come sia finito il pranzo, è immaginabile. Disgusto degli avventori via social, proteste della Commissione di vigilanza Rai, scuse pietose dello chef. Poi tutti di nuovo in tivù. L’allegra brigata.

Ci hanno fatto credere che la cucina è donna. E invece è attorno ai fuochi che ancora rosola il più esasperato maschilismo.

Per chi ne ha voglia, Buon appetito.

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