Il cambio di regime in Polonia si sta dimostrando complicato per il nuovo primo ministro Donald Tusk. Mercoledì 20 dicembre, membri del partito Diritto e giustizia (Pis) guidati dal leader Jaroslaw Kaczynski hanno occupato la sede centrale dell’emittente pubblica nazionale per impedire ai nuovi quadri dirigenti nominati dal governo in carica di prenderne il controllo.
Il sit-in è andato in scena nel sud della capitale Varsavia, all’interno di un edificio che occupa gli studi e gli uffici della televisione di Stato tra cui Tvp Info, un canale e sito web che è servito come piattaforma politica principale del Pis durante i suoi otto anni alla guida del Paese e oscurato da alcuni tecnici schierati con il nuovo governo durante la protesta. I manifestanti hanno giurato di “difendere la democrazia” e combattere il cambio di gestione voluto dal ministro della Cultura di Tusk Bartlomiej Sienkiewicz, definito come un “colpo di Stato”. Mariusz Kaminiski, ex titolare degli Interni e coordinatore dei servizi segreti fino alle elezioni di ottobre, ha paragonato l’azione del nuovo governo ai tentativi del regime comunista di sopprimere la resistenza di Solidarnosc dichiarando la legge marziale nel 1981. Molti membri del Pis hanno però preso le distanze da quest’ultima affermazione e diversi simpatizzanti del partito ancora impiegati nei media hanno preferito il silenzio, evitando di schierarsi a favore dell’occupazione.
Questo caos è sintomo delle difficoltà che l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Commissione europea sta affrontando nel tentativo di affermare la propria autorità su molti organi statali ancora pieni di sostenitori del Pis. Il Tribunale costituzionale, la più alta corte polacca il cui leader è un vecchio amico di Kaczynski, ha emesso un’ordinanza su richiesta dei deputati di Diritto e giustizia per impedire a Tusk di apportare modifiche alla gestione delle trasmissioni pubbliche. Un ordine ignorato dal primo ministro e dal parlamento, che martedì 19 dicembre ha approvato una risoluzione per la revisione dei quadri dirigenti del sistema radiotelevisivo statale polacco a livello regionale e locale.
La riforma voluta dal governo ha incontrato anche l’opposizione del Consiglio nazionale dei media, un organo di controllo creato dal Pis che, in una dichiarazione, l’ha denunciata come “illegale” e ha avvertito che “le persone che partecipano all’attacco ai media pubblici che si sta svolgendo sotto i nostri occhi devono aspettarsi di affrontare gravi conseguenze secondo le disposizioni del Codice penale”. È probabile che questa sia solo la prima di molte battaglie che Donald Tusk si troverà ad affrontare, un preludio a quella che il New York Times ha definito una “guerra di trincea” tra il primo ministro e i membri del Pis insediati a tutti i livelli dell’apparato statale che tenteranno di ostacolare la sua autorità.