L’Ecofin, il Consiglio dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Unione europea, ha approvato oggi all’unanimità il nuovo Patto di stabilità e crescita. All’incontro straordinario, organizzato in videoconferenza, ha partecipato per l’Italia il ministro Giancarlo Giorgetti, che ha confermato la posizione favorevole parlando di “spirito di compromesso”.
“Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi“, ha detto Giorgetti. “Ci sono alcune cose positive e altre meno l’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo“. Il titolare del dicastero di via XX settembre ha aggiunto che “ci sono regole più realistiche di quelle attualmente in vigore. Le nuove regole naturalmente dovranno sottostare alla prova degli eventi dei prossimi anni che diranno se il sistema funziona realmente come ci aspettiamo“. Positivo anche il “recepimento delle iniziali richieste” avanzate dall’Italia sulla “estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027”.
Sul tema è intervenuto anche il ministro della Difesa Guido Crosetto. “In un momento difficile come questo – ha affermato Crosetto – era giusto liberare risorse per sanità, sociale, interventi per la fiscalità e per la competitività delle aziende, senza rinunciare alla sicurezza. Il nostro lavoro di squadra e la serietà delle nostre posizioni sono state coronate dal successo“. “Bene l’accordo all’Ecofin. Accolte molte proposte italiane. Finalmente il patto di stabilità diventa il patto di stabilità e crescita. Si conclude la stagione del rigore”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
La trattativa tra gli Stati membri proseguiva da tempo, ma si è sbloccata ieri dopo il “blitz” dei ministri di Francia e Germania che si sono accordate sulla riforma della governance economica dell’Unione. Il patto, che tornerà in vigore dal 2024 dopo lo stop deciso durante la pandemia, disciplina le politiche di bilancio degli Stati membri dell’Ue. L’ultima modifica era stata concordata nel 2011.
Il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni ha dichiarato che la nuova versione entrerà in vigore la prossima primavera “se le tappe finali per la sua approvazione si concluderanno positivamente”. “L’Italia ha contribuito in modo rilevante, direi decisivo, soprattutto nell’ultimissima fase, insieme alla Francia e alla Germania, a raggiungere questa intesa“, ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio italiano.
Le reazioni dei Paesi europei
“Le nuove regole fiscali per gli Stati membri dell’Ue sono più realistiche ed efficaci allo stesso tempo. Combinano cifre chiare per deficit inferiori e rapporti debito/Pil in calo con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata“, è il commento del ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner.
Soddisfatto anche l’omologo francese Bruno Le Maire: “Dopo due anni di negoziati abbiamo raggiunto un accordo storico a 27 sulle nuove regole del Patto di stabilità e crescita. È un’ottima notizia per la Francia e per l’Europa perché garantirà la stabilità finanziaria e il buon andamento dei conti pubblici in tutta Europa negli anni a venire“.
La presidenza spagnola dell’Ecofin, invece, ha annunciato che tale intesa “assicura stabilità e crescita con regole equilibrate, realistiche e adatte alle sfide attuali e future“. Per il ministro delle Finanze olandese Sigrid Kaag “è importante che queste regole forniscano una base solida per i bilanci nazionali e che tutti le rispettino“.
Cosa cambia col nuovo patto di stabilità
Tra le novità discusse oggi vale la pena menzionare la nuova soglia fissata per gli scostamenti della spesa che ogni Stato potrà permettersi: lo 0,3% del Pil su base annua e dello 0,6% cumulativo. Oltre queste percentuali, dovrebbe scattare una procedura per deficit eccessivo.
Inoltre, chi sforerà il rapporto debito/Pil del 90% si impegnerà a ridurlo ogni anno di un punto percentuale; i Paesi con un debito pubblico tra il 60 e il 90% dovranno tagliarlo di mezzo punto, invece. Il cuscinetto fiscale consentito sarà pari all’1,5% del Pil. Restano intatti i parametri di Maastricht sul deficit (3%) e sul debito (60%).
Il ministro dell’Economia spagnolo, Nadia Calvino, ha detto che con questa riforma “ci saranno quattro salvaguardie: sul debito, sul deficit, sulla controciclicità e sulla protezione degli investimenti che rispondono alle priorità europee”.