Un interrogatorio fiume, andato avanti sin dalle 10 di questa mattina fino al pomeriggio inoltrato. E in cui ha risposto a tutte le domande e si è difeso. È stato il giorno dell’interrogatorio di Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio, interrogato dalle pm di Milano Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro titolari dell’inchiesta, condotta dalla Squadra mobile, sul 21enne che risponde di violenza sessuale per un presunto stupro del 19 maggio scorso. “È stato un interrogatorio tranquillo, sereno, chiarificatore”, ha spiegato il legale Vinicio Nardo, che assiste il giovane insieme al collega Adriano Bazzoni.
Il giovane, tramite i suoi legali, ha sempre sostenuto che si trattasse di un rapporto consenziente. Proprio per stabilire se la 21enne potesse o meno prestare il suo consenso (e soprattutto se gli indagati potessero accorgersi che si trovava in uno stato di alterazione psichica e fisica) inizieranno il 2 gennaio le operazioni relative alla consulenza tossicologica sull’ex studentessa. Tra i consulenti della procura – da quanto è stato riferito – ci sarà anche l’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Molto più rapidi i tempi, invece, per avere certezza sull’appartenenza del Dna maschile – su quello di Leonardo o dell’altro indagato Tommaso Gilardoni – trovato sugli indumenti della presunta vittima.
Sempre in procura è stato confermato che gli inquirenti sono in possesso da tempo di uno dei quattro video girati la sera del presunto stupro, presente sul telefono di Apache. Sarebbero stati invece a conoscenza dell’esistenza di altri video sul telefono di Gilardoni grazie a una intercettazione di uno dei partecipanti alla serata in discoteca. Il deejay avrebbe confermato di essere in possesso dei video solo dopo l’interrogatorio in procura del 12 dicembre. I video girati a casa La Russa dopo la serata all’Apophis a Milano, e di cui ha parlato il Corriere della Sera stamane saranno visionati dai pm nelle prossime settimane. Di questi tre video, uno sarebbe stato girato proprio da Leonardo Apache: gli inquirenti dovranno vagliare se siano poi stati diffusi anche su altri cellulari.