Quasi un secolo di vita e uno stile inconfondibile quello di Taittinger, una delle più famose maison dello Champagne, nata nel 1932 quando Pierre Taittinger, che nella regione delle bolle nobili aveva combattuto i tedeschi, innamorandosene, acquisì dopo un lungo corteggiamento il castello della Marquetterie e con esso l’azienda Forest-Fourneaux, che produceva vino in collaborazione con i monaci benedettini che erano proprietari delle vigne. I Taittinger erano di origine lorenesi, erano mercanti di vino e qui trovarono il oro ambiente naturale, nel quale esaltare il proprio gusto per l’eccellenza.
Oggi Taittinger è gestita da Pierre Emmanuel Taittinger – “noi coltiviamo uve, non ego”, ama dire per raccontare il suo aristocratico ed edonistico distacco da ogni competitività – e dai figli Clovis e Vitalie, il primo volitivo e creativo, con una grande predisposizione allo sviluppo internazionale della maison, la seconda vera ambasciatrice dello stile aziendale.
Oggi Taittinger è forse la maison più rappresentativa dello Champagne, nel senso che si trova al crocevia tra visione imprenditoriale e dimensione familiare, intima, tra il passato e il futuro, tra uno stile compassato e un eccesso di avanguardismo. Sterminati i vigneti, 288 ettari, una dimensione quasi inimmaginabile per la Champagne: merito della intelligenza nell’acquisire terreni su terreni nel dopoguerra, quando erano in rovina e costavano poco. Ciò consente alla maison di avere ampi spazi in ciascuna delle principali regioni della Champagne, la bianchista Coté des Blancs, la “pinotista” Montagne de Reims, e la Vallée de la Marne con il suo Meunier. Ciò consente a Taittinger – che vanta anche il più grande vigneto “intra muros” di Reims – di godere di una tavolozza di colori impareggiabile per dipingere le sue cuvée.
Ecco, veniamo alle cuvée, numerose e ciascuna con una sua precisa identità: se il Brut Réserve e il Rosé Prestige rappresentano un concetto decisamente “alto” di Champagne base, altre etichette – come il Vintage, il Prélude Grands Crus esplorano la profondità di questo vino straordinario e altre etichette soddisfano gusti specifici (gli amanti del dolce troveranno il loro vino dell’anima nel Nocturne, anche rosé). Noi, per i brindisi di fine anno, caldeggiamo però il Folies de la Marquetterie, un assemblaggio di Chardonnay (45 per cento) e Pinot Noir (55) delle uve provenienti da piccole parcelle – vinificate separatamente – del vigneto delle Folies, a strapiombo sul Castello della Marquetterie. Un vino che interpreta al meglio il genius loci di un luogo fastoso ed elegante. Un vino prodotto in poche bottiglie, dal colore giallo dorato, dal perlage fitto, dal naso intenso e fruttato, con note di agrumi e di pasticceria, e una bocca piena e pastosa, anche grazie alla vendemmia “in verde”, che consente di conservare il succo della prima spremitura, che garantisce una maturità ottimale: al termine della raccolta, infatti, viene conservato solo il succo della prima spremitura. La maturazione avviene per cinque anni in bottiglia. Un campione assoluto, un compagno perfetto per salutare il 2024. Ma anche qualsiasi anno arriverà