Il conflitto tra Israele e Hamas ha contagiato anche il Mar Rosso, diventato il nuovo epicentro delle tensioni in Medio Oriente. I ribelli Houthi dello Yemen, alleati del gruppo filo palestinese, hanno messo nel mirino tutte le navi straniere e i mercantili transitanti dalla battutissima rotta commerciale marittima. La stessa che rifornisce di petrolio, carburante e beni di qualunque tipo il mercato europeo. Le più importanti compagnie di navigazione globali hanno temporaneamente sospeso le loro operazioni nell’area. Anche quelle cinesi come Cosco e Oocl. Eppure, proprio la Cina, potrebbe sfruttare questa crisi a proprio vantaggio.
I possibili vantaggi della Cina
Partiamo col dire che la Cina non è un attore protagonista della partita che si sta giocando tra Hamas, Hezbollah e gli Houthi da un lato, e Israele dall’altro. E proseguiamo con il sottolinearae che anche a Pechino fa comodo inviare i propri mercantili nel Mar Mediterraneo attraverso lo Stretto di Bab al-Mandab, un canale largo 20 miglia, incastonato tra lo Yemen sulla penisola arabica e Gibuti e l’Eritrea su quella africana, antiporta del Mar Rosso.
A differenza di altri Paesi, però, il gigante asiatico può sfruttare due jolly quasi inediti, coincidenti con due rotte commerciali che, almeno in teoria, potrebbero consentire alle merci cinesi di bypassare lo stallo mediorientale e raggiungere comunque le mete europee finali di destinazione. La prima, in condivisione con la Russia e prettamente marittima, chiama in causa l’Artico, con la famigerata rotta dell’Artico. La seconda riguarda invece la nuova Via della Seta che, con le sue ferrovie che si snodano dalla Cina all’Europa, in Asia centrale, potrebbe fungere da valida alternativa all’invio di mercanzia via mare.
In più, e qui c’è un altro potenziale vantaggio, c’è da considerare anche l’aumento dei prezzi. Mentre, come detto, i giganti del trasporto marittimo globale sono costretti a dirottare le navi portacontainer attraverso il Capo di Buona Speranza, il costo delle spedizioni tra Cina ed Europa sono aumentati vertiginosamente a causa delle crescenti preoccupazioni su una possibile interruzione della catena di approvvigionamento mondiale. “Il prezzo della rotta del Mediterraneo è alle stelle adesso. Il tasso di trasporto di inizio gennaio potrebbe raddoppiare quello di inizio dicembre“, ha dspiegato uno spedizioniere con sede a Tianjin al South China Morning Post.
Artico e Via della Seta
Per la cronaca, il Canale di Suez rappresenta il 12% del commercio globale, incluso il 30% di tutto il movimento dei container. Evitare questo percorso significa, poi, che i mezzi devono percorrere tragitti molto più lunghi, e dunque più cari in termini di costi di spedizione. La suddetta rotta alternativa attraverso il Capo di Buona Speranza aggiungerebbe circa 10 giorni ai viaggi in direzione ovest sulla rotta Asia-Nord Europa, e porterebbe a ulteriori picchi nei costi di spedizione.
Pur considerando che la Cina preferirebbe di gran lunga continuare ad utilizzare la via del Mar Rosso, in caso di necessità Pechino può accelerare lo sviluppo della rotta Artica. Per il Dragone significherebbe ridurre i costi di trasporto globali, offrendo una rotta alternativa per le compagnie di navigazione e il superamento del Dilemma di Malacca. Il commercio marittimo rappresenta inoltre circa il 60% del commercio bilaterale totale tra la Cina e l’Unione europea.
Ebbene, la rotta Artica potrebbe ridurre di un terzo i tempi di spedizione tra la Cina e l’Ue rispetto al Canale di Suez, riducendo i costi, il consumo di carburante e l’inquinamento. In tutto questo la Russia otterrebbe dal partner cinese prezioso know how, aiuti economici e vitali investimenti. Senza dimenticarsi della ferrovia che collega la Cina al cuore dell’Europa, fiore all’occhiello della nuova Via della Seta. Che, in maniera inaspettata, potrebbe ora tornare in auge.