Altro che marcia indietro: il ministro della Difesa Guido Crosetto torna in Parlamento e rilancia l’allarme sulla tendenza di una parte della magistratura ad esorbitare dal proprio campo di intervento e condizionare quello della politica.
La Costituzione, sottolinea «definisce un quadro di regole molto semplice e chiaro: la volontà popolare risiede qui. Le Camere fanno le leggi. I cittadini e i governi sono tenuti a rispettarle, e la magistratura a vigilare perché le leggi siano applicate». Ma all’interno della magistratura, spiega (illustrando il concetto con molte citazioni da interventi e dichiarazioni di numerose toghe) c’è «una discussione, legittima, sul ruolo da interpretare, e si ipotizza che debba andare al di là di quello che la Costituzione le attribuisce. Il mio non è un attacco alla magistratura, sono preoccupato da alcune tendenze che vedo emergere molto chiaramente».
Sono appena le otto e mezza del mattino quando Crosetto, per la seconda volta in due settimane, si presenta in aula a Montecitorio per rispondere alle polemiche su una sua intervista al Corriere della Sera in cui paventava l’organizzarsi di una «opposizione giudiziaria» al governo in carica. Ha appena ricevuto un invito al confronto dal segretario di Magistratura democratica: «Sarei onorato di incontrarla». Ed è reduce da una serie di contatti internazionali sulla crisi nel Mar Rosso, dove l’Italia ha deciso ieri di inviare una propria fregata. Al suo fianco i ministri della Giustizia Nordio e delle Autonomie Calderoli. «Sarebbe ora – dice – di costruire un tavolo di pace anche tra i poteri, nel quale si definiscano le regole per la convivenza nei prossimi anni. Non è possibile che dal 1994 si viva di scontro».
Da Pd e M5s si va ovviamente all’attacco del ministro e delle riforme proposte dal governo. La dem Debora Serracchiani lamenta che «la stagione del berlusconismo non è finita». Altro che toghe rosse, accusa: «Ci preoccupa la crescente tentazione delle procure ad allinearsi alla maggioranza, la ritrosia a mandare a processo i potenti». E a suo parere questo sarebbe «un assaggio di quello che potrebbe diventare la giustizia italiana dopo la separazione delle carriere». Per la grillina D’Urso è «abitudine del governo aggredire chi si frappone alla sua marcia verso il baratro». Crosetto lo avrebbe fatto «accusando una parte della magistratura di intenzioni eversive: un’intimidazione?». Da Forza Italia reagisce Giorgio Mulè: «State stravolgendo la realtà, abbiate un sussulto costituzionale o – se tornerete al governo – vi ritroverete schiavi di un manipolo di magistrati». E poi un richiamo alla maggioranza: «Approviamo le riforme della giustizia che abbiamo scritto, prima che sia troppo tardi». Sintonia con Crosetto da Enrico Costa di Azione: «Ha detto cose sotto gli occhi di tutti: c’è un tentativo di condizionamento della politica che dura da anni, una interferenza quotidiana». Ma questo non è «un governo garantista», è la critica che arriva da Benedetto Della Vedova di +Europa: «È un governo che, a fronte di 30mila innocenti in carcere, si inventa nuovi reati che li aumenteranno».