Alfieri Maserati, l’eroico pilota fondatore del Tridente

Alfieri Maserati, l'eroico pilota fondatore del Tridente

Nel cuore dell’odierna Motor Valley, in quell’Emilia che vibra ardentemente di passione per i motori, esiste un simbolo che esprime prestigio, classe ed emozioni, nella sua forma più brillante. Il Tridente è il suo fregio, forse ispirato a quello della statua di Nettuno presente nel centro storico di Bologna. Ovviamente, parliamo di Maserati. Il mitico Alfieri, insieme ai suoi fratelli, è stato l’artefice della nascita di questo Marchio, oggi uno dei più rinomati a livello mondiale. Molto del fascino che risiede dietro alle eleganti sagome delle auto di Maserati, è legato al passato battagliero, alle corse pionieristiche e alle grandi sfide con Alfa Romeo e Bugatti. In prima linea, per cercare di portare in alto il proprio nome, c’era sempre lui: Alfieri Maserati.

Da Voghera a Bologna

Alfieri Maserati nasce a Voghera il 23 settembre del 1887, come terzogenito di una famiglia numerosa e tutta al maschile. I fratelli, infatti, saranno sette. Il più grande è Carlo ed è lui che indirizza Alfieri alla scoperta della meccanica, che lo travolge con l’impeto di una frana. Le corse automobilistiche, il rombare dei motori, tutti quei suoni metallici sono uno stimolo per il piccolo di casa Maserati. Quando ha 12 anni, Alfieri lavora in una fabbrica di biciclette, poi appena più grande tenta la fortuna trasferendosi nella grande città di Milano, dove riesce a farsi assumere dalla Isotta Fraschini, una delle realtà più forti del settore dell’industria a quattro ruote. Qui, Alfieri diventa ben presto tecnico collaudatore e pilota, ma ci mette ancora meno a mostrare la propria pasta intrisa di talento, per diventare il pilota di riferimento della Casa milanese.

Nel contempo anche gli altri fratelli, eccezion fatta per Mario, hanno trovato una sistemazione nel campo delle auto, cosa che sarà cruciale per gettare le fondamenta per creare più avanti la propria azienda. Nel 1911, sempre per conto dell’Isotta Fraschini, Alfieri muove verso l’Argentina prima e verso l’Inghilterra poi, accompagnato dal fratello Ettore, per effettuare delle dimostrazioni per mettere in luce le qualità delle macchine italiane. Al rientro nel Belpaese, nel 1912, i due fratelli vengono inviati a Bologna per allestire la locale officina di assistenza. È la scintilla che serve per mettersi in proprio, infatti due anni dopo è proprio all’interno del circondario del capoluogo emiliano che decidono di aprire una loro attività: si sarebbero occupati di assistenza sia per l’Isotta Fraschini sia per altre Case. Nel dicembre 1914 nasce la s.a. Officine Alfieri Maserati che, con cinque operai, aveva la sua sede in vicolo Pepoli. È l’inizio del mito.

Alfieri e le innovazioni

Quando l’Italia entra in scena nella Prima Guerra Mondiale, il Regio esercito invia una lettera di coscrizione anche per Alfieri ed Ettore Maserati. L’officina di Bologna passa, quindi, sotto le cure del giovane fratello Ernesto. Durante il conflitto i due Maserati vengono congedati per essere impiegati in due officine di Milano, designate al montaggio di propulsori per l’aviazione. Lo sforzo bellico, in fondo, aveva bisogno non solo di soldati ma anche di altro materiale umano. Ed è proprio durante questo periodo che Alfieri brevetta una candela d’accensione in mica, molto più robusta e resistente di quelle in commercio fino a quel momento. Stimolato dalla sua trovata che risulta in qualche modo geniale, Alfieri ne avvia la produzione.

Maserati Tipo 26
Maserati Tipo 26

Quando l’Italia torna in pace e la guerra è soltanto un ricordo spiacevole, i due fratelli Maserati possono ricongiungersi a Bologna per dedicarsi anima e corpo alla propria officina di automobili. Tra l’altro, il settore delle quattro ruote comincia a essere brulicante di realtà emergenti, si respira un grande fermento e le macchine stimolano la fantasia delle persone. L’officina, mano a mano, si ingrandisce e si affacciano tra le proprie mura delle vetture da competizione. Alfieri decide quindi di tornare a gareggiare in pista, stavolta con le auto che indossano il nome di famiglia.

La prima Maserati

Nel 1920 corre al circuito del Mugello, ma è nel 1921 che finalmente può contare su esemplare costruito completamente in autonomia: ha il telaio della Diatto e un motore aeronautico dell’Isotta Fraschini. Gli anni successivi sono una continua altalena di alti e bassi, ma nel 1926 Alfieri sceglie di gettarsi a capofitto nella produzione in proprio di un’auto da corsa: la Tipo 26, la prima vera Maserati. Nel 1927 durante la Targa Florio, a bordo della sua Tipo 26, rimane vittima di un incidente spaventoso, uscendone malconcio. Le fratture e le lesioni interne sono gravi e Alfieri perde un rene. La sua officina però continua a lavorare sodo, producendo auto di pregio grazie a della manodopera altamente qualificata.

Maserati V4
Maserati V4

Nel 1929 inizia la collaborazione con Edoardo Weber, la cui fabbrica di carburatori è una delle aziende emergenti del territorio bolognese. Durante lo stesso anno debutta anche la Maserati V4, quasi 3000 cm³ di cilindrata e oltre 300 cavalli di potenza, che stabilisce il record di velocità, toccando i 246 km/h, strappando lo scettro alla Fiat Mefistofele. La V4 si rivela un vero baluardo della tecnica e lo dimostra la vittoria al Gran Premio di Tripoli nel 1930. Sempre in quell’anno, Alfieri Maserati raggranella una lunga sfilza di successi, tra cui quelle nei gran premi di Roma e di Monza. Sull’onda di tutti questi allori, Alfieri viene nominato Cavaliere.

Una fine prematura

Intanto sui circuiti nasce un profondo antagonismo con Bugatti e Alfa Romeo, che serve da stimolo per produrre ancor più modelli innovativi. Quando il calendario segna l’anno 1932 ad Alfieri Maserati viene presentato il conto coi problemi relativi all’incidente del 1927. Improvvisamente, il 3 marzo, a soli quarantacinque anni il patron del Tridente si spegne a Bologna. Nel pieno della maturità se ne va un uomo coraggioso e geniale. Senza l’ala del maestro, i fratelli Maserati continuano l’avventura uniti fino al 1937, quando la propria creatura viene venduta ai fratelli Orsi, per intraprendere un’altra gloriosa storia italiana.

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