Un’altra vittoria per Giorgia Meloni in Europa. Consiglio e Parlamento europeo sono arrivati a una quadra, raggiungendo un accordo sui cinque pilastri principali del Patto sui migranti e l’asilo. Lo ha annunciato il commissario Ue Margaritis Schinas: “Tutti i pezzi stanno andando al loro posto. Abbiamo fatto una svolta sui cinque pilastri fondamentali del patto su migrazione e asilo“. Arrivare a questo risultato non è stato facile ma ora cambierà tutto: “L’Europa sta finalmente dando risultati in materia di migrazione“. Ora la ratifica dovrà essere fatta dai singoli Stati aderenti all’Ue.
Cosa prevede il Patto
I cinque pilastri toccano tutte le fasi della gestione dell’asilo e della migrazione, dallo screening dei migranti irregolari al loro arrivo nell’Ue, al rilevamento dei dati biometrici, alle procedure per presentare e gestire le domande di asilo. Stabiliscono le norme sulla determinazione di quale Stato membro è responsabile della gestione di una domanda di asilo, cooperazione e solidarietà tra Stati membri e per come gestire le situazioni di crisi, compresi i casi di strumentalizzazione dei migranti. Viene riconosciuta la solidarietà obbligatoria per i Paesi riconosciuti sotto pressione migratoria, che si esprime con la ricollocazione dei migranti o il versamento di una quota.
Sono stati inseriti anche nuovi criteri in base ai quali uno Stato membro è responsabile dell’esame delle domande di protezione internazionale. È stata stabilita una più snella procedura di identificazione per chi non ha palesemente i requisiti per rimanere in Ue ma anche l’introduzione della raccolta delle impronte digitali e il riconoscimento facciale a partire dai 6 anni di età. In generale, le procedure di richiesta asilo non dovranno durare più di 6 mesi, “con limiti più brevi per le richieste manifestamente infondate o inammissibili e alle frontiere dell’Ue“. Il nuovo regolamento sostituisce le procedure nazionali e stabilisce una procedura comune in tutta l’Ue per la concessione e la revoca della protezione internazionale.
Soddisfazione per Piantedosi
Il ministro dell’Interno italiano, dopo l’annuncio, ha espresso la sua soddisfazione per il risultato perché, come governo italiano, “abbiamo riportato al centro dell’agenda europea il tema migratorio e grazie alla capacità di trovare il giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà siamo riusciti a portare avanti e concludere un negoziato che era fermo da anni“. Questo, ha proseguito il ministro, “è un grande successo per l’Europa e per l’Italia che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani“. Il patto, come ha sottolineato Matteo Piantedosi, “il frutto di lunghe trattative in cui l’Italia ha sempre svolto un ruolo da protagonista per affermare una soluzione di equilibrio che non facesse più sentire soli i Paesi di frontiera dell’Ue“.
“Giornata storica”
Grande soddisfazione per il presidente del parlamento Europeo, Roberta Metsola, che ha sottolineato la storicità di questo risultato. Il 20 dicembre 2023, ha detto Metrsola, verrà ricordato come “il giorno in cui l’Ue ha raggiunto un accordo storico su una nuova serie di regole per gestire la migrazione e l’asilo“. L’Unione europea, ha proseguito il presidente del parlamento di Bruxelles, “è riuscita a superare le difficoltà ancora una volta. Sono molto orgogliosa del fatto che con il patto su migrazione e asilo abbiamo mantenuto la parola e prodotto soluzioni“. In conferenza, Metsola ha ribadito che “l’Europa ha bisogno di un quadro legislativo robusto che funzioni e protegga. Un approccio che sia umano ed equo per chi cerca protezione e chi sia fermo contro quelli che non ha diritto e che sia duro contro coloro che sfruttano i più vulnerabili“. Non esiste una soluzione perfetta e questo pacchetto non è risolutivo, ha precisato Metsola, “ma quello che abbiamo sul tavolo è assolutamente migliore per tutti noi rispetto a quello che avevamo prima“.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Ursula von der Leyen, che ha messo in evidenza come, con questo patto, “saranno gli europei a decidere chi verrà nell’Ue e chi potrà restarvi, non i trafficanti. Significa proteggere chi ha bisogno“. Ma c’è di più, perché il presidente della Commissione europea ha specificato che gli Stati europei, con questo nuovo patto, saranno chiamati a condividere “gli sforzi in modo responsabile, mostrando solidarietà a coloro che proteggono le nostre frontiere esterne e prevenendo al contempo la migrazione illegale verso l’Ue“. Il patto, viene sottolineato, “fornirà all’Ue e ai suoi Stati membri gli strumenti per reagire rapidamente in situazioni di crisi, quando gli Stati membri si trovano ad affrontare un gran numero di arrivi illegali o di strumentalizzazione quando Paesi ostili tentano deliberatamente di destabilizzare l’Ue o i suoi Stati membri“.