Sono passati quasi cinquant’anni dal 1974, l’anno in cui è nato questo giornale. Fu un anno denso. A guardarli con il senno del poi furono 12 mesi che preannunciavano molti dei temi del presente. Non per niente il giornalista Pino Casamassima ha appena pubblicato: 1974 Le stragi, le Br, il divorzio, il compromesso storico. L’anno che cambiò l’Italia (Baldini+Castoldi). Per certi versi, l’anno cominciò in anticipo. Con un attentato terroristico palestinese che, il 17 dicembre 1973, colpì l’aeroporto di Roma-Fiumicino. Vennero uccise 32 persone e ne vennero ferite 15. Il commando composto di 5 terroristi si diede poi a una rocambolesca fuga, terminata in Kuwait, rapendo un Boeing 737 della Lufthansa. L’Italia fece ben poco per farseli consegnare. Anzi, nel corso del 1974, liberò i detenuti palestinesi rinchiusi nelle carceri del nostro Paese. L’inizio di una lunga linea morbida e ambigua. Con una sinistra che tifava, per riflesso antiamericano, contro Israele. Ricorda qualcosa?
Del resto il Paese si trovava ad essere travagliato da fortissimi problemi interni. Il terrorismo che covava da anni iniziò ad assumere aspetti sempre più virulenti, a degenerare verso quella violenza diffusa che culminò nella rabbia del ’77.
Si salgono rapidamente tutti i gradini della violenza. Il 18 aprile le Brigate Rosse rapiscono il magistrato Mario Sossi, pubblico ministero nel processo contro il gruppo XXII Ottobre. Il 5 maggio i brigatisti propongono lo scambio dell’ostaggio con gli imputati. Sossi sarà liberato, a Milano, il 23 maggio dopo la concessione di libertà provvisoria e passaporto a 8 terroristi. Lo Stato in questo caso cede e il cedimento potrebbe aver creato i presupposti per la logica sottesa al rapimento Moro. Il 17 giugno un commando brigatista assalta la sede padovana del Msi, uccidendo i due militanti che vi si trovavano: Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. Renato Curcio definì le uccisioni, che non erano programmate: «un imbarazzante incidente di lavoro». Questo fu il primo omicidio effettuato e rivendicato a nome delle Brigate Rosse.
Ma il terrore non è solo rosso. Il 28 maggio a Brescia esplode una bomba in piazza della Loggia durante una manifestazione sindacale provocando 8 morti e 101 feriti. La strage è rivendicata dall’organizzazione neofascista Ordine Nuovo. E poi ancora la strage dell’Italicus. Di nuovo un attentato terroristico neofascista compiuto, a colpi di esplosivo, nella notte tra il 3 e il 4 agosto. Nell’attentato morirono 12 persone e altre 48 rimasero ferite. La strategia della tensione stava sfibrando una società sempre più inquieta. Una società che stava cambiando in tantissimi modi.
Il 1974 fu anche l’anno del referendum abrogativo sul divorzio. Questo istituto giuridico era stato introdotto in Italia con la legge 898 del primo dicembre 1970. Gli antidivorzisti si organizzarono attorno al giurista Gabrio Lombardi e giocarono la carta del referendum abrogativo divenuto praticabile sempre nel 1970 con la legge numero 352. Fu uno scontro fortissimo che mobilitò intellettuali e giornali. Il 12 maggio 1974 partecipò al voto l’87,7% degli aventi diritto, votarono «no» per il 59,3% mentre i «sì» furono il 40,7%: la legge sul divorzio rimase in vigore. Ora è un presidio di libertà che nessuna forza politica si azzarderebbe a toccare. Ma quel che conta è forse che gli italiani venivano chiamati a scegliere di cose realmente importanti. Da anni i referendum, invece, fanno una brutta fine.
All’epoca la politica contava, anche perché gli strascichi della crisi petrolifera, iniziata nel 1973 aveva insegnato bruscamente a tutti che l’ottimismo del boom poteva vedersi spegnere il motore e costringere tutti a scendere e spingere. Un tema che nell’Europa strangolata sul gas e dalla possibile crisi mediorientale torna d’attualità anche per il 2024 in arrivo.
Potremmo citare anche altre incredibili date internazionali di quell’incredibile 1974: il 19 luglio la parte settentrionale di Cipro viene occupata militarmente dalla Turchia; il 23 luglio in Grecia cade la dittatura dei colonnelli; il 9 agosto Richard Nixon si dimette dalla carica di presidente degli Usa a seguito dello scandalo Watergate…
Ma tra le tante date, come del resto fa il volume di Casamassima, vale la pena di ricordare l’arrivo in edicola, il 25, giugno del nostro quotidiano. Quel giorno la terza pagina ospitava un articolo di Enzo Bettiza intitolato Dalla parte di Aleksandr Solzhenicyn (espulso dalla Russia a febbraio) e la prima puntata di un racconto di Joseph Roth ancora inedito in Italia, +La leggenda del santo bevitore. Basta a spiegare la scelta di Montanelli di fondare il quotidiano. E l’orgoglio (anche solo di immeritato riflesso) di chi continua a farlo.