Entro la fine del decennio, la Russia potrebbe tornare all’attacco e prendere di mira un Paese Nato. Secondo il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, alla Germania e all’Alleanza atlantica rimangono “cinque o otto anni” per difendersi dalle mire espansionistiche di Vladimir Putin, le cui minacce non sono “solo un tintinnar di sciabole”.
Secondo il rappresentante del governo di Berlino, che ha già fatto discutere in passato per le sue affermazioni secondo cui la Repubblica federale doveva tornare a essere “kriegstuechtig” (“capace di affrontare una guerra”), i prossimi obiettivi del Cremlino saranno la Moldavia e i Paesi baltici, poiché “si tratta di ex Repubbliche sovietiche e che Putin è convinto che non siano in grado di difendersi”. A sostegno di queste sue affermazioni, il capo della Commissione parlamentare tedesca per i rapporti con i servizi Roderich Kiesewetter ha spiegato a Repubblica che “le nuove informazioni che abbiamo sulla Russia, la sua trasformazione in un’economia di guerra, il suo obiettivo esplicito di voler attaccare la Nato, preludono a scenari oscuri”.
Stando alle previsioni, però, non si tratterà di conflitti su larga scala come quello in Ucraina. Un attacco ad un Paese dell’Alleanza da parte delle forze armate russe, infatti, farebbe scattare l’articolo 5 (principio della difesa collettiva). Per ovviare a questo problema, Putin ricorrerà ad una strategia simile a quella utilizzata nel 2014 in Donbass, con un’aggressione che avverrà “attraverso separatisti, movimenti autonomisti, milizie o presunti agenti di sicurezza chiamati ad ‘aiutare’ le minoranze russe”. Gli stessi “omini verdi” che quasi dieci anni fa scatenarono la guerra in Ucraina, dunque, potrebbero in futuro calcare anche il suolo della Nato.
“In Estonia ci si può immaginare uno scenario identico, ossia la creazione di autonomisti russi che chiedano la separazione, finti movimenti civici che protestino a difesa della minoranza russa”, ha rivelato Kiesewetter. “La Nato non potrà intervenire con l’articolo 5 perché il calcolo di Putin è che contro una regione che si voglia rendere autonoma o una minoranza che si batta per la propria indipendenza non si possa evocare il principio di difesa collettiva”. Per quanto riguarda la Moldavia, la situazione è diversa. Il Paese non fa parte dell’Alleanza a guida Usa e, secondo il numero uno della Commissione parlamentare tedesca, Putin attenderà l’esito delle elezioni del 2024 per fare la sua mossa. Se il risultato della votazione non sarà favorevole alle sue mire, potrebbe tentare di organizzare un colpo di Stato o sobillare una guerra civile. In questo caso, le azioni dell’Occidente sarebbero determinate dalle decisioni della Romania. “Può evocare in Europa la clausola di difesa del trattato di Lisbona, o l’articolo 5 della Nato. O nulla”, ha spiegato Kiesewetter.
I servizi tedeschi non sono gli unici ad aver lanciato l’allarme. Anche i polacchi hanno sollevato l’ipotesi di un possibile attacco russo nel prossimo futuro. “Non è un allarme polacco o tedesco: sono stime Nato. C’è chi dice sei o otto anni, oppure tre o cinque. Io temo che saranno tre anni: Putin vorrà anticipare la Nato, che non sarà ancora pronta per difendersi a dovere”, ha concluso Kiesewetter.