Nell’informativa urgente alla Camera in merito alle sue dichiarazioni, il ministro Guido Crosetto ha chiarito il senso delle sue parole di fine novembre, spiegando quali fossero le sue intenzioni nell’esternare i dubbi nel corso dell’intervista nel Corriere della sera. “Mi era stato riferito che in varie riunioni ufficiali della magistratura e congressi venivano dette delle cose che dovevano sollevare preoccupazioni istituzionali, un dibattito. Il mio non è stato un attacco alla magistratura, le mie sono state riflessioni e preoccupazioni “, ha spiegato il ministro della Difesa in merito a quelle spiega essere “tendenze che vedo emergere non in modo carbonaro ma in modo molto evidente“.
Per questa ragione, prosegue, essendo le sue solo riflessioni su fattispecie che gli sono state riferite, “nessun potere o organo dello Stato deve sentirsi sotto attacco, potendo operare in libertà“. Tuttavia, sostiene la necessità che si apra il dialogo e il confronto quando emergono evidenze o anche solo dubbi di questo tipo. “Ascoltando alcuni congressi di alcune correnti della magistratura esiste la percezione di un attacco, ma questo è un problema che deve essere risolto“, dice ancora il ministro, che auspica l’apertura di un “Tavolo di pace” per definire “le regole di convivenza per i prossimi anni” tra politica e magistratura. Ma le riflessioni da fare sono tante, spiega il ministro, che rimette i poteri nella giusta prospettiva, sottolineando che è legittimo “che noi ci chiediamo e definiamo, con questo Parlamento e non il governo, le regole entro le quali si confrontano, interagiscono, lavorano i poteri dello Stato“. Non è possibile, ha suggerito, che ci sia uno scontro continuo dal ’94 a oggi “senza riportare la discussione e la composizione all’interno di quest’aula, che per la Costituzione è il luogo dove le regole vengono fatte“.
La rappresentanza, infatti, “appartiene alla politica” e non “alla magistratura e neppure all’Esecutivo“. Appartiene, ribadisce, “per la Costituzione a quest’aula e a quella del Senato, appartiene al Parlamento“. Lo scontro pregiudiziale che si protrae da ormai quasi 30 anni deve volgere al termine e se si vuole raggiungere questo obiettivo, bisogna definire “le regole entro le quali si muovono il potere esecutivo, legislativo e giudiziario“. Quindi, Crosetto ha tenuto a sottolineare come, quello di oggi, sia il suo secondo intervento in Aula in merito a quell’intervista e non nel merito “di un atto normativo, non di un intervento legislativo, di nulla che riguardi la mia attività di governo ma a seguito di un’intervista“,