La battaglia di genere approda a Montecitorio. A guidare la fronda delle femministe è Laura Boldrini che in una lettera sprona le colleghe a sottoscrivere una richiesta formale al presidente della Camera Lorenzo Fontana di declinare i ruoli al femminile. Lavoro? Economia? Guerre? Inflazione? No. Per il Pd la priorità è la battaglia di genere. Nulla di nuovo. Anzi sì. Stavolta Boldrini si supera: nella lettera spedita alle colleghe, «Boldrini, deputato» elogia «Boldrini presidente» della Camera. Chapeau.
Un’auto marchetta, insomma. Genialata. «Ricordiamo che nel 2015 l’allora Presidente della Camera, Laura Boldrini – si legge nella missiva – inviò una lettera ai deputati e alle deputate invitandoli a rispettare il linguaggio di genere, e dunque a evitare di rivolgersi e riferirsi alle colleghe con titoli maschili nel corso delle sedute dell’Assemblea, delle Commissioni e degli altri organi della Camera». In sostanza l’iniziativa ricalca quella già in corso al Senato dove 76 senatori hanno chiesto al presidente Ignazio La Russa di «garantire sempre il rispetto del linguaggio di genere» e riconoscere il diritto di ogni senatrice a essere chiamata «senatrice» e non «senatore». Nella sua lettera Boldrini ci butta dentro anche il femminicidio.
«In un tempo come quello che viviamo, dove la cronaca restituisce quotidianamente una tragica conta di donne vittime di violenza e di femminicidio, non possiamo dimenticare – è scritto nella lettera – che la comunicazione verbale è il mezzo attraverso cui stereotipi e pregiudizi vengono veicolati e consolidati. È profondamente sbagliato – oltre che ingiusto – privare le donne della propria identità, perché una cosa ha senso soltanto se viene nominata.
Se non la si nomina, semplicemente non esiste. Le chiediamo perciò di ridare nuovo slancio all’impegno avviato già anni fa dalla Camera, ribadendo a deputati e deputate la necessità di declinare al femminile titoli e ruoli ricoperti dalle donne». Dal fronte Fdi replica il deputato Grazia Di Maggio: «La vera dimostrazione di parità di genere richiede l’utilizzo delle armi a nostra disposizione: competenza, impegno e merito.
Non si tratta quindi di cambiare il genere sulla carta intestata ma di sostenere buone pratiche e adottare azioni concrete».