Hong Kong, la democrazia a processo

Hong Kong, la democrazia a processo

Un custodia cautelare extra large più di mille giorni senza l’assistenza di un legale per un processo che sta registrando una condanna unanime da tutto il mondo democratico occidentale, anche per le ripercussioni sulla libera imprenditoria a Hong Kong. L’attivista 76enne dissidente e magnate dei media Jimmy Lai sta subendo una vera e propria persecuzione giudiziaria, ai sensi di una legge sulla sicurezza nazionale imposta dalla Cina dopo le proteste pro-democrazia del 2019 a Hong Kong.

A Lai inoltre è stata negata la libertà su cauzione e un processo con giuria: logica conseguenza del fatto che il processo è stato affidato a tre giudici dell’Alta corte selezionati dal capo dell’amministrazione John Lee, molto vicino al Partito comunista cinese. L’ex ministro conservatore inglese Tim Loughton alla Camera dei Comuni ha definito questo processo una pantomima contro Jimmy Lai: «È solo la punta di un enorme iceberg dell’abuso industriale dei diritti umani da parte del PCC (Partito Comunista Cinese) e dell’indifferenza al governo internazionale di legge». Pollice verso da parte del dipartimento di stato americano che condanna il perseguimento giudiziario dell’attivista e chiede alle autorità di Pechino e Hong Kong di rispettare la libertà di stampa a Hong Kong, nella consapevolezza che «le azioni che soffocano la libertà di stampa e limitano il libero flusso di informazioni, così come le modifiche apportate dalle autorità di Pechino e locali nel sistema elettorale di Hong Kong, impediscono ai candidati indipendenti e pro-democrazia di partecipare, hanno minato le istituzioni democratiche di Hong Kong e danneggiato la reputazione di Hong Kong».

È questo un altro passaggio delicato sul quale il caso Lai ha acceso un fascio di luce, dal momento che i beni del magnate, dopo il blitz effettuato delle forze dell’ordine, sono stati congelati e la sua società Next Digital ha chiuso i battenti anche dopo le minacce rivolte ai banchieri che vi collaboravano. Per questa ragione l’incriminazione di Jimmy Lai e la chiusura di Apple Daily rappresentano due spie pericolose, in quanto mescolano il declino della stampa libera, i rischi legati alla gestione in loco di un’azienda quotata in borsa e la mancanza di norme a tutela.

Per questa ragione l’amministrazione di Hong Kong ha allontanato l’avvocato londinese Timothy Owen dal processo, dopo che Lee ha invitato l’Assemblea nazionale del popolo (Anp) cinese a interpretare la legge sulla sicurezza nazionale e a pronunciarsi sulla pertinenza della partecipazione del legale. E l’Anp non ci ha messo molto a rimettere la decisione alle autorità regionali, quelle stesse che tra pochi giorni, in concomitanza con l’inizio del 2024, daranno vita all’Articolo 23, ovvero un pacchetto di norme molto stringenti che rafforzeranno ancora di più il controllo di Pechino sul sistema amministrativo locale e sulle istituzioni straniere.

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