Perché nel 2023 è fondamentale prepararsi alle crisi? L’Unione europea sopravviverà alla futura immigrazione di massa attraverso il Mediterraneo dovuta al cambiamento climatico?. Sono domande che in questa «Era del rischio» che viviamo (per usare una felice definizione dell’agenzia di Risk rating Kelony) in molti osservatori si pongono. Lo abbiamo chiesto all’ex direttore dell’intelligence inglese David Omand, che nei giorni scorsi è stato ospite dell’Associazione per il Progresso del Paese, con una lectio magistralis (link) sul suo ultimo libro, «How to Survive a Crisis» in cui si analizza la natura delle crisi moderne, comprese quelle derivanti dal mondo digitale. «Mi baso sulla mia esperienza di supporto ai governi britannici in tempi buoni e cattivi, ma sottolineo che sono ormai in pensione e che le opinioni espresse sono mie in quanto accademico e non devono essere considerate come opinioni del governo britannico», è la sua premessa.
L’Italia ha in mente un Piano Mattei per l’Africa. È da lì che arriveranno le minacce all’Occidente?
“Con il cambiamento climatico assisteremo a ondate di calore letali, incendi selvaggi, desertificazione, innalzamento del livello del mare, instabilità politica, interruzioni dell’approvvigionamento alimentare, eventi meteorologici estremi, perdita di biodiversità, estinzioni di massa, collasso ecologico – nel complesso dobbiamo aspettarci entro il 2050 conflitti, sconvolgimenti socioeconomici e senza dubbio migrazioni di massa attraverso il Mediterraneo. Immaginate se queste persone disperate diventassero gruppi armati?”.
Quali sono le differenze tra le prossime crisi e quelle del secolo scorso?
“La differenza è che tutte le nostre società stanno diventando più che mai vulnerabili ai grandi cambiamenti improvvisi. I sistemi da cui dipende la vita quotidiana sono più complessi e connessi. Le catene di approvvigionamento e le infrastrutture nazionali dipendono dalla tecnologia dell’informazione, dai dati e dalla connettività Internet. Viviamo in società che si basano sui dati per il loro funzionamento efficiente e questo comporta nuovi rischi”.
Possiamo fare qualche previsione o…
“Non possiamo sapere nel dettaglio come i nostri figli e nipoti saranno messi alla prova nei prossimi anni. L’intelligence per quanto buona, non può rispondere a domande impossibili. Nel mondo dell’intelligence chiamiamo queste domande “misteri” e non “segreti””.
E il nostro futuro dipenderà da cosa?
“Il nostro futuro sarà governato dall’esito di questi “misteri” come, per esempio, i seguenti: Donald Trump sarà nominato e poi eletto nuovamente presidente, e quali saranno le conseguenze per l’Ucraina e la sicurezza europea? La Ue sopravviverà fino al 2050 date le tensioni al suo interno tra il nazionalismo populista di destra in stile Victor Orban e la necessità di una solidarietà collettiva europea per quanto riguarda le relazioni con la Russia e, soprattutto, la futura immigrazione di massa attraverso il Mediterraneo dovuta al cambiamento climatico?
C’è il rischio che gli Stati europei arrivino ad affrontare tutte queste crisi impreparati?
“Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, la Commissione d’inchiesta del Congresso degli Stati Uniti ha messo in guardia da quello che ha definito il “paradosso dell’allerta”. Troppo spesso si rinvia l’investimento in misure preventive adducendo come motivazione il fatto che le priorità immediate sono più urgenti. Ma quando la sfortuna o qualche evento scatenante fa esplodere la crisi, i problemi possono essere ormai così radicati da essere quasi irrisolvibili”.
Nel suo libro utilizza spesso la parola “anticipare”…
“Non è necessario che tutti i cambiamenti inattesi della nostra vita diventino crisi, a patto di averne previsto la possibilità. E non è necessario che ogni crisi si trasformi in un fallimento e in un disastro, a condizione che si sia investito a sufficienza nella resilienza personale, aziendale e nazionale. Questo dipende da noi”.