Il giudice poeta lascia: Ernesto Anastasio ha presentato le sue dimissioni irrevocabili dalla magistratura. Il magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Perugia, diventato noto per la sua passione per la letteratura, finito sotto processo disciplinare per un accumulo record di fascicoli arretrati, 858 per la precisione, e già sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. L’istanza è stata depositata lunedì in cancelleria: la richiesta è che le dimissioni fossero trasmesse alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura chiamata a decidere su una sua eventuale dispensa dal servizio. Gli atti sono stati quindi trasmessi a Roma dai vertici dell’Ufficio giudiziario perugino.
La vicenda del giudice poeta è esplosa a metà settembre, quando la Sezione disciplinare del Csm ha sospeso da incarico e stipendio Ernesto Anastasio per il caso dei suoi enormi ritardi accumulati su centinaia di fascicoli e sentenze. Ma non solo: il giudice era diventato ormai noto per una sorta di insofferenza nei confronti del proprio mestiere, oscurato ormai dalla propensione per la poesia.
Originario di Piano di Sorrento, nel Napoletano, Anastasio entrò in magistratura nel 1999, lavorando inizialmente come giudice civile nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta. Sin da subito, iniziò ad accumulare vistosi ritardi tra fascicoli inevasi e procedimenti depositati oltre i termini. Nel 2021 il trasferimento a Perugia, con l’incarico di magistrato di sorveglianza, ossia chiamato a vigilare sull’organizzazione degli istituti penitenziari e ad esaminare le richieste dei detenuti.
Ebbene, eccoci al maxi-arretrato di 858 sentenze. Inadempienze che hanno causato diverse sollevazioni sia da parte dei colleghi,sia da parte dei detenuti. Questi ultimi erano rimasti in attesa per mesi sulle richieste inoltrate per i colloqui telefonici, l’ingresso in carcere di persone estranee all’amministrazione e le varie misure alternative alla detenzione dietro le sbarre.
Nei confronti di Anastasio sono stati aperti vari procedimenti disciplinari, il giudice poeta ha risposto con un certificato medico con la diagnosi di depressione. A giugno è arrivato l’esito della perizia di un esperto, secondo cui Anastario soffre di un“disturbo di personalità dipendente-evitante” che però non determina l’incapacità a lavorare. Secondo il medico Stefano Ferracuti, Anastasio si trovava “a svolgere un ruolo professionale che non è in alcun modo soddisfacente per i suoi obiettivi esistenziali”: il suo sogno, infatti era entrare in Polizia, sfumato a seguito del colloquio con lo psicologo. L’unica vera passione del giudice è sempre stata la poesia. Versione confermata dallo stesso magistrato, che però ora ha deciso di optare per le dimissioni. Questa mattina si è tenuta l’udienza disciplinare che ha deciso di unificare i quattro procedimenti a suo carico e ha rinviato al 14 maggio prossimo, prendendo atto delle dimissioni.