Una scorrettezza in un pugno

Una scorrettezza in un pugno

Finire al gabbio nelle galere turche non deve essere piacevole, ogni tanto tornano alla mente le scene brutali del film Fuga di mezzanotte, diretto da Alan Parker. Ovviamente la pellicola, tratta da una storia vera, è datata negli anni Settanta, le condizioni delle prigioni turche sono, mi auguro, cambiate (fu comunque vietato di girare il film in Turchia) ma qualcosa di serio deve essere accaduto, riguardando il pugno sferrato dal presidente dell’Ankaragucu, di nome Faruk e di cognome Koca (per favore evitare facili battute) sul volto dell’arbitro Meler. Soprattutto perché il Faruk di cui sopra, nome che evoca il crapulone re d’Egitto, l’anno scorso ricevette il premio fair play, riconoscimento per celebrare lo spirito e il comportamento sportivo. Escluso che il premio venisse consegnato dai Soprano’s e da un rappresentante del cartello di Medellin, toccò ai capi della superlega turca l’onore di nominare il futuro pugile come esempio. Un anno dopo, Faruk Koca ha perso l’onore e la testa minacciando di morte e tirando pugni e calci all’arbitro, stramazzato sul campo di gioco. Arrestato e squalificato a vita, Faruk dovrà riconsegnare il premio e dedicarsi esclusivamente all’impresa di costruzioni di cui è proprietario. A ripensarci, è rimasto con un pugno di mosche. Quando poi dici «ottomano».

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