Dopo le tante polemiche dovute all’incertezza sulle date della prima edizione in Arabia Saudita della Supercoppa italiana a quattro squadre, il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini, al termine dell’Assemblea odierna ha voluto ribadire che il torneo si terrà dal 18 al 22 gennaio ma in un solo stadio, quello della squadra di Cristiano Ronaldo, l’Al-Nassr. Se questa sarà la notizia più interessante per i tifosi dei club interessati, la riunione ha portato alcune novità significative rispetto alla sostenibilità finanziaria del sistema calcio, con una norma che prevederebbe sanzioni sportive per chi faccia uso degli strumenti legislativi per ristrutturare il debito. Una notizia all’apparenza molto tecnica ma che potrebbe avere ripercussioni pesanti per i club più indebitati.
Supercoppa, tutto confermato
Alla fine, dopo una serie di cambi rispetto alle intenzioni originarie, la Lega Serie A ha deciso di tagliare il nodo gordiano e confermare le date circolate qualche giorno fa per il torneo a quattro che deciderà la vincitrice della Supercoppa italiana 2023. A parte le polemiche relative al disputare la competizione in un paese certo non famoso per il rispetto dei diritti umani, il vero problema era incastrare le date in un calendario estremamente fitto di impegni, visto che i quattro club sono ancora tutti in lizza per le competizioni europee. Alla fine Casini ha confermato che la prima semifinale tra Napoli e Fiorentina si terrà giovedì 18 gennaio, mentre il giorno dopo si giocherà l’altra tra Inter e Lazio. Confermata anche la data della finalissima, lunedì 22 gennaio, con tutte le gare che saranno trasmesse in chiaro su Canale 5 da Mediaset, che si è aggiudicata i diritti per la Supercoppa.
Un cambio però rispetto a quanto previsto finora c’è stato: non si giocherà tra Riyadh e Jeddah ma solo nella capitale saudita: “Lo stadio sarà quello dell’Al Nassr, lo stesso della Supercoppa spagnola. Ringrazio il lavoro fatto da De Siervo e Butti che sono andati parecchie volte in Arabia. Le date fin dall’inizio andavano sistemate in base alle esigenze di tutti. Le date sono state decise nell’ultimo consiglio di lega. La logistica è stata valutata attentamente, ma alla fine abbiamo deciso di seguire il modello della Spagna”. Nessuna indicazione sulle date previste per il recupero delle gare previste per la 21a giornata del campionato di Serie A ma si stima che dovrebbero essere tra febbraio e marzo, a seconda se le varie squadre avanzeranno o meno in Champions o Conference League. Le polemiche non mancheranno neanche in questo caso ma sembrava davvero difficile trovare soluzioni diverse.
Giro di vite sul codice crisi
Il vero problema del sistema calcio italiano è però un altro, la sostenibilità economica di buona parte dei club professionistici. Se Casini si è detto soddisfatto delle vendite dei diritti tv in Germania, Austria, Svizzera e in diversi paesi balcanici, con cifre in aumento rispetto all’ultimo ciclo, la Serie A ha voluto affrontare un tema molto spinoso quale l’impiego di alcune norme previste nel Codice della Crisi d’Impresa. A far scattare l’allarme nel mondo del calcio era stato il moltiplicarsi dei club che hanno avuto accesso a strumenti di questo tipo, con possibili effetti distorsivi sulle competizioni in corso. Alcune squadre, incluse Genoa, Sampdoria e Reggina, hanno infatti concluso accordi con l’Agenzia delle Entrate, riducendo l’ammontare delle imposte da pagare di circa 170 milioni di euro.
La pratica, che sta prendendo sempre più piede, ha costretto la Serie A ad intervenire con un vero e proprio giro di vite, concentrandosi sulle licenze necessarie per l’iscrizione ai campionati. La proposta, votata all’unanimità da tutte le società, punta a migliorare la sostenibilità economica del calcio ma prevede una novità significativa: chi ristrutturerà il debito potrebbe subire pesanti sanzioni sportive, come segno di maggior vigore nel difendere la competitività dei campionati. “Nelle licenze nazionali è già previsto il blocco del mercato. Le licenze prevedono, rispetto a quello che era il sistema vigente, un inasprimento dell’indicatore di liquidità, del costo del lavoro allargato e dell’indebitamento. Da un lato c’è l’innalzamento della misura e dall’altro un sistema di blocco del mercato parziale o totale in base alla situazione delle singole squadre. Se c’è solo il mancato rispetto di un criterio c’è una sanzione, se c’è anche il mancato rispetto di altri criteri si può arrivare al blocco del mercato”.
Tutti a favore del decreto crescita
Ultima nota quella relativa all’abolizione del decreto crescita, annunciata in questi giorni dal governo Meloni. In questo caso l’alzata di scudi è totale: cancellarlo potrebbe avere effetti devastanti sul sistema calcio. Secondo Casini, infatti “Il Governo ha mandato in Parlamento uno schema di Decreto Legislativo con abolizione del beneficio dal 1° gennaio 2024, fatti salvi i contratti in essere. Oggi il tema è stato ampiamente discusso e all’unanimità i club hanno confermato la loro contrarietà verso l’abolizione di questo beneficio. Si è deciso di predisporre un documento che evidenzi il danno per questa eventuale misura e il fatto che vada a penalizzare la crescita dei giovani. Un documento che invieremo per fornire elementi utili per arrivare a una decisione”.
La cosa sembra strana, visto che molti esperti hanno fatto notare come siano stati i cospicui vantaggi in tema di tassazione dei trasferimenti di giocatori stranieri in Italia a limitare di molto le possibilità dei talenti nostrani ma, almeno a sentire le squadre di Serie A, senza i risparmi, gli investimenti nel settore giovanile potrebbero contrarsi ulteriormente. Una cosa è certa: questo non sarà che il primo episodio di un tormentone che potrebbe coinvolgere a lungo il mondo del calcio italiano. Come se un mondo sempre sull’orlo di una crisi di nervi avesse bisogno di questo regalo avvelenato sotto l’albero di Natale.