Tre razzi lanciati dalla Siria sono caduti sulle alture del Golan. Lo riferiscono i media i media israeliani. Quattro razzi sono stati lanciati inizialmente: lo ha riferito Ynet, precisando che uno è caduto in un’area disabitata e tre sono caduti in territorio siriano. Le Forze di difesa israeliane hanno risposto aprendo il fuoco contro la fonte dei lanci.
Hamas ora punta sui “fratelli siriani”
Poco prima delle 20.00 (ora italiana) si era diffusa, infatti la notizia secondo cui Hamas si apprestava a lanciare attacchi contro Israele anche dal territorio della Siria. Lo ha appreso la televisione pubblica israeliana Kan, secondo cui questo progetto è stato discusso nei dettagli in un vertice tenuto la settimana scorsa in Turchia fra dirigenti di Hamas fra cui Khaled Meshal e Saleh el-Aruri. Secondo l’emittente, cellule di Hamas hanno preso posizione nelle zone di Kuneitra e di Daraa (Siria meridionale) da dove si stanno organizzando per lanciare razzi ed altri attacchi verso Israele.
Hamas – secondo Kan – ha inoltre deciso di accrescere le attività affidate ai suoi rappresentanti già attivi in Turchia. L’emittente sottolinea che Hamas può contare su un ramo militare non solo in Libano, ma anche in Siria. Quest’ultimo sarebbe composto da decine di miliziani, la maggior parte dei quali sarebbero dislocati nei campi profughi intorno a Damasco, ma anche nel sud del Paese, nella zona di Quneitra e Daraa.
L’area di Damasco sotto attacco da ieri. Continunano anche gli attacchi dal Libano
Nella serata di ieri i media siriani riferivano che i sistemi di difesa aerea stavano colpendo “obiettivi nemici” nell’area di Damasco, indicando che Israele sta effettuando attacchi intorno alla capitale siriana. A riferirlo era stata l’agenzia di stampa siriana Sana, riportando che in seguito agli attacchi aerei erano rimasti feriti due soldati. Le forze israeliane hanno “effettuato un’aggressione aerea dalla direzione del Golan siriano occupato, prendendo di mira alcuni punti della campagna di Damasco. Le nostre forze di difesa aerea hanno intercettato i missili dell’aggressione e ne hanno abbattuti alcuni“, ha riferito una fonte militare a Sana, aggiungendo che “due soldati sono rimasti feriti e ci sono state alcune perdite materiali“. Non si fermano, tanto meno, gli attacchi dal Libano: gli Hezbollah libanesi hanno annunciato oggi di aver preso di mira, per la prima volta dallo scoppio del conflitto con Israele lo scorso 8 ottobre, il sistema della contraerea israeliana, l’Iron Dome.
In un comunicato diffuso dalla tv al Manar degli Hezbollah si afferma: “Dopo che il nemico ha continuato a sferrare attacchi al di fuori della zona di confine, la Resistenza Islamica (Hezbollah) ha inviato un messaggio di fuoco, sparando contro una piattaforma dell’Iron Dome nella caserma di Kabri, vicino all’insediamento di Naharia“. “La resistenza – si legge – non tollererà nessun altro tentativo del nemico di continuare la sua aggressione contro il territorio libanese al di fuori dell’area delle operazioni militari al confine.“
Le trattative compromesse e l’appello dell’Olp ai “fratelli”
L’estensione delle manovre di Hamas alla Siria, unitamente alla notizia del summit dei miliziani tenutosi in Turchia, ora rischia di compromettere ancora una volta le trattative in corso su più fronti: è piombato un nuovo video diffuso da Hamas con un intervento di tre anziani ostaggi israeliani ancora in cattività nella Striscia. “Un video terroristico criminale“, lo ha liquidato il portavoce militare Daniel Hagari, nel quale i tre rapiti affermano di non voler morire sotto i raid del loro stesso esercito e invocano la liberazione “a qualunque costo“.
Nel frattempo, dal campo palestinese, l’Olp tenta di recuperare terreno, invitando i “fratelli” sotto la bandiera algerina. L’invito giunge dal segretario del comitato centrale Jibril Rajoub, in una serie di dichiarazioni trasmesse dalla Tv ufficiale algerina domenica sera, dopo essere stato ricevuto dal presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Rajoub ha aggiunto: “Diciamo a tutti che questa occupazione e questa aggressione devono finire, e la loro fine è il preludio alla costruzione di un governo nazionale per tutti i palestinesi che si prenda la responsabilità di tutte le terre palestinesi a Gaza, Gerusalemme e in Cisgiordania“.
Il leader dell’Olp ha sottolineato: “È tempo di accordarsi su una parola comune. Li invito, a nome della leadership palestinese, guidata dal fratello Abu Mazen, e del comitato esecutivo dell’Olp, a venire a costruire un approccio politico legato al progetto di Stato e un approccio alla lotta che sia legato a una scelta strategica capace di raccogliere questi risultati, caratterizzati da un cambiamento della posizione del mondo su di noi e sulla nostra causa“, ha detto ancora l’esponente di Fatah.