Putin anti-Nato? “Spazzatura di Biden”

Putin anti-Nato? "Spazzatura di Biden"

«La Russia sarà una potenza sovrana e autosufficiente che non si svenderà per qualche salsiccia». Vladimir Putin inaugura la sua campagna elettorale contro nessuno (i suoi veri potenziali avversari sono tutti in esilio o in carcere) e mette subito le mani avanti: quando sarà confermato presidente, il popolo russo dovrà fare i conti con le conseguenze di un’orgogliosa autarchia (le autarchie vanno sempre ammantate di orgoglio, Mussolini docet) in cambio del dubbio onore di fronteggiare, forte dei propri «valori tradizionali», il decadente ma aggressivo secondo lui Occidente. L’Occidente nemico è il cuore della propaganda di Putin.

Che conferma di voler trasformare la Russia in una specie di fortezza sempre pronta alla guerra in nome di una presunta superiorità basata su princìpii non negoziabili. Secondo lui, l’Occidente non sta contribuendo alla difesa dell’Ucraina indipendente che il suo esercito ha aggredito per annetterla, ma pianifica un’aggressione alla Russia per smembrarla e dominarla.

Per questo, tutti i cittadini russi, a partire dagli scolari delle materne, devono diventare fieri nazionalisti e prepararsi a difendere la patria da immaginarie minacce. Il presidente-dittatore cita l’esempio della Finlandia e usa la sua tipica doppiezza di linguaggio. «Non avevamo nessun problema con Helsinki dice ma dopo che ha deciso di entrare nella Nato, quei problemi ci saranno: creeremo un nuovo distretto militare a San Pietroburgo che li gestirà». Il tono è minaccioso e ipocritamente indignato, ma Putin finge: sa bene che la piccola Finlandia (5 milioni di abitanti contro i 145 della Russia) ha rinunciato di malavoglia alla sua storica neutralità (così come la vicina Svezia) per chiedere protezione alla Nato solo dopo aver assistito all’invasione dell’Ucraina.

Un Paese la cui indipendenza la Russia si era impegnata a garantire dopo che Kiev negli anni Novanta aveva consegnato a Mosca la quota dell’arsenale atomico sovietico che vi era allocata. Se dunque oggi la Finlandia è membro dell’Alleanza Atlantica, la responsabilità è di Putin. Un cardine della propaganda putiniana è la «tragedia storica» della fine dell’URSS e del Patto di Varsavia, e troppi dimenticano che, prima di invadere l’Ucraina nel febbraio ’22, Mosca aveva preteso dall’Occidente «nuove condizioni di sicurezza», ossia il ritiro della Nato dall’Europa orientale che vi ha aderito per tutelare la propria ritrovata libertà. Logico temere che, conquistata l’Ucraina e raggiunti i confini di Polonia e Romania, quella pretesa diventi ingiunzione armi in pugno. Il presidente Usa Joe Biden mette in guardia da questo pericolo, ma ieri Putin ha definito le sue parole «fesserie» e assicurato che un attacco a Paesi Nato non sarebbe nell’interesse russo: ma due anni fa aveva anche negato di voler attaccare Kiev. La memoria dello «zar» è corta anche su altri temi. «Non diventeremo mai il satellite di qualcuno», tuona alludendo all’Ucraina che anela a entrare nell’Ue. Dimentica però che, stringendo una «alleanza senza limiti» con Xi Jinping, ha già consegnato la Russia a una partnership con la Cina in cui potrà solo avere il ruolo di socio di minoranza.

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