Pompe di benzina nel mirino degli hacker: cosa sta succedendo in Iran

Pompe di benzina nel mirino degli hacker: cosa sta succedendo in Iran

Da alcune ore in Iran vengono segnalati non pochi disservizi per l’approvvigionamento di benzina da parte dei cittadini. Gran parte dei distributori di carburante sparsi nel Paese sono fuori uso, dunque è impossibile effettuare rifornimento sia in città che lungo la rete autostradale iraniana. Il motivo è un attacco hacker che ha paralizzato la funzionalità delle stazioni di servizio. E c’è già un gruppo che ha rivendicato l’azione: si tratta, in particolare, del gruppo di pirati informatici noto come Gonjeshke Darande. A riferirlo è stato il Times Of Israel.

L’attacco hacker in Iran

Le segnalazioni relative ai disservizi si sono diffuse prima sui social e, successivamente, sui media di Stato. La Tv, come sottolineato dalla Reuters, ha confermato nei notiziari del mattino che a Teheran molte stazioni di servizio sono state chiuse e che lungo le arterie autostradali rifornirsi di carburante è molto difficile. Secondo gli ultimi aggiornamenti, almeno il 70% dei distributori è stato fuori servizio per diverse ore.

Tuttavia, i media iraniani hanno anche specificato che la causa dei disservizi e del mancato funzionamento delle pompe di benzina non è stato chiarito. In realtà, nel corso della mattinata, la stampa israeliana ha iniziato a parlare di attacco hacker. Sia Hareetz che il Times of Israel hanno attribuito l’attentato informatico al gruppo Gonjeshke Darande, termine traducibile con “passero predatore”.

I quotidiani hanno attribuito al gruppo l’attacco per via di una prima rivendicazione rilanciata dai diretti interessati sui canali social. I pirati informatici hanno infatti scritto frasi in farsi e in inglese per spiegare le motivazioni del loro gesto. “Abbiamo disabilitato la maggior parte delle pompe di benzina in tutto l’Iran – si legge nella rivendicazione – Questo attacco informatico è la risposta all’aggressione della Repubblica islamica e dei suoi alleati nella regione. Khamenei, giocare con il fuoco ha un prezzo”.

In serata, le autorità iraniane hanno confermato l’origine legata all’attacco hacker dei disservizi. “C’è un problema tecnico – si legge in un comunicato dell’azienda iraniana del petrolio – che ha creato un malfunzionamento a causa della cospirazione dei nemici per mettere in ombra il benessere del popolo”. L’azienda ha confermato che non ci saranno rincari del prezzo della benzina e ha invitato i cittadini a non mettersi in fila nei distributori fino a quando la situazione non verrà risolta.

I precedenti

In Iran il tema relativo alla distribuzione della benzina è molto sentito. Basti pensare che quando nel 2019 il governo ha deciso di ridurre sensibilmente i sussidi per i carburanti, a Teheran e in molte altre province sono esplose rivolte sedate poi soltanto dopo diversi mesi. Non è un caso quindi che gli hacker israeliani abbiano preso di mira la rete delle stazioni di servizio. L’obiettivo è generare un forte malcontento e far ricadere la colpa sulle autorità locali.

Già nel 2021 per diverse ore, a causa di un altro attacco hacker, gli iraniani non hanno potuto mettere benzina nelle proprie auto. Un danno politico per Teheran ma anche economico. Considerando che gran parte dei cittadini usa mezzi privati per spostarsi, l’impossibilità di rifornire le auto di carburante fa rischiare al Paese una vera e propria paralisi.

Al gruppo Gonjeshke Darande è stato attribuito anche un attacco hacker contro i complessi siderurgici iraniani. Non è quindi la prima volta che i pirati informatici israeliani prendono di mira la Repubblica Islamica.

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