Via libera a maggioranza qualificata da parte dei ministri dell’Ambiente Ue sulla posizione negoziale sulla proposta di regolamento sugli imballaggi: come già anticipato dal ministro Pichetto Fratin, l’Italia ha votato contro. Secondo quanto confermato da Bruxelles, Roma è stato l’unico Paese ad aver espresso voto negativo. L’ok odierno apre la strada alle trattative interistituzionali – trilogo – per arrivare all’intesa finale. L’accordo “trova un equilibrio” tra “l’ambizione della proposta di ridurre e prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio” avanzata dalla Commissione europea “e la concessione agli Stati membri di una flessibilità sufficiente nell’attuazione del regolamento”, si legge in una nota del Consiglio Ue. Ma il governo italiano non è della stessa filosofia.
“Abbiamo votato contro la proposta di regolamento Ue sugli imballaggi perché non soddisfa assolutamente le esigenze del nostro Paese”, l’analisi del titolare dell’Ambiente Pichetto Fratin. La speranza, ha aggiunto, è che durante i negoziati in sede di trilogo prevalga la posizione dell’Europarlamento. Entrando nel dettaglio dell’opposizione del governo, vengono respinti i vincoli rigidi e i target sul riuso contenuti nella posizione approvata oggi dal Consiglio. Critiche aspre anche per le disposizioni riguardanti il settore delle bevande su cui ha insistito molto la Germania e destinate ad agevolare le grandi imprese e a penalizzare il sistema italiano delle Pmi, con il rischio di “incrinare l’equilibrio del mercato interno“.
Tre le principali criticità per il governo Meloni. La prima riguarda gli imballaggi compostabili: anche in base a quanto delineato dalla Cop28, il settore del packaging compostabile e biodegradabile dovrebbe essere valorizzato e non penalizzato. Poi, sulle restrizioni ad alcuni formati di imballaggio e sul riutilizzo e ricarica, l’Italia aveva proposto una prospettiva basata sull’evidenza e non su restrizioni a priori: “Dovrebbero essere salvaguardati i formati di imballaggio che dimostrano un rendimento ambientale superiore nel ciclo di vita e ad alto tasso di raccolta differenziata o di riciclo. Ribadisco la necessità di giungere ad obiettivi comuni senza ignorare le differenze tra gli Stati membri”, ha proseguito il Ministro.
Posizioni di buonsenso, basti pensare all’imposizione di certi obblighi e divieti non motivati da approfondite valutazioni dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Una vera e propria minaccia per i principi di sussidiarietà e proporzionalità, per gli investimenti intrapresi, per la concorrenza delle nostre imprese sui mercati internazionali secondo la viceministro Vannia Gava.
Il testo è penalizzante per l’Italia e non è un fattore da poco, considerando che rappresentiamo una filiera composta da centinaia di migliaia di aziende e che investe molti settori produttivi. L’ideologia sembra invece aver preso il posto della misura, da qui il mancato equilibrio “tra la necessità di misure ambiziose per la gestione sostenibile degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, la fattibilità tecnica delle disposizioni chiave del regolamento e la valorizzazione dei sistemi in cui la raccolta differenziata, il riciclo, il ricorso all’uso di materia prima e seconda da riciclo siano efficaci e il ruolo attivo dei punti vendita e dei consumatori, che possano creare processi virtuosi di economia circolare da verificarsi con analisi Lca, lungo cioè tutto il ciclo di vita del prodotto”.