Sono due i nodi che Elly Schlein non ha sciolto nella due giorni di Roma in cui ha chiamato a raccolta i padri nobili del Pd per l’anti-Atreju. Primo: chi sarà il federatore del campo largo? E quali forze politiche ne faranno parte? A tal proposito, a chiudere le 48 ore di passione arriva il fulmine a ciel sereno: l’ex ministro Pd Marianna Madia nell’intervista a Repubblica riapre le porte della coalizione a Matteo Renzi, odiatissimo a sinistra.
Nel day after Schlein e i suoi non festeggiano. Sandro Ruotolo attacca (che novità…) la Rai. Nella segretaria sono costretti poi a ricucire strappi e sedare i malumori nel partito. E in vista del voto in primavera cresce la spinta da parte di sindaci e governatori per una candidatura. I nodi non sciolti rendono la navigazione verso l’appuntamento delle Europee carica di insidie. C’è un terzo dossier da affrontare subito: la candidatura di Schlein. Una partita che si intreccia con Giorgia Meloni e Giuseppe Conte. Da un lato, la segretaria vorrebbe scendere in campo per trainare (almeno spera) la lista dei dem con l’obiettivo di creare con l’alleato Giuseppe Conte un distacco di almeno 7/8 punti di consenso. Il derby nel campo largo tra Schlein e Conte non è tra chi arriva primo. La partita si gioca sul margine di distacco. Se il 9 giugno prossimo, il partito democratico conquista un vantaggio di 7/8 punti percentuali sul M5s, allora Schlein (come dice Prodi) avrà tutte le carte in regola per guidare la federazione Pd-M5s-Azione. Se il margine si assottiglia e tra Pd e M5s il divario è minino, a quel punto la partita per la leadership del centrosinistra è apertissima. Conte federatore? L’avvocato ci spera. Ma sa di non avere chance. Paolo Gentiloni, che non correrà per le Europee, è già pronto. Ma la candidatura di Schlein si incrocia anche con quella del premier Giorgia Meloni. La segretaria del Pd lancia (a parole) la sfida. Ma teme il confronto sul terreno elettorale. Se Meloni decidesse di scendere in campo alle Europee, Schlein, temendo di essere schiacciata dalla leader Fdi nello scontro sulle preferenze, farebbe un passo indietro. A quel punto potrebbe entrare, a sorpresa, in gioco, Giuseppe Conte stuzzicato dall’idea di trasformare la campagna elettorale in un duello a viso aperto con il capo del governo. Schlein cerca una via d’uscita. Ha chiesto aiuto a Prodi, Letta e Gentiloni. Ma c’è un altro ostacolo da superare. Chi entrerà nella federazione? Madia rompe l’armonia tirando nella mischia Matteo Renzi: «Io penso che questa due giorni del Pd sia stata molto interessante. É un valore che ha il Pd avere tre ex presidenti del Consiglio che parlano dell’Italia e dell’Europa del futuro. Sarebbe stata una ricchezza però avere qui anche lui, Renzi. In generale, è stato un grande peccato per lui uscire da questo partito» – dice a Repubblica. Il rottamatore apprezza ma declina l’offerta: «Non ci federiamo con chi vuole reddito di cittadinanza e patrimoniale» – risponde Raffaella Paita. Nella federazione non entrerà Carlo Calenda che al Giornale è netto: «Mai e poi mai. Siamo impazziti, io nella federazione?». Il M5s? Conte gioca d’astuzia. Ora con il ritorno a pieno regime di Rocco Casalino il bersaglio grillino si sposterà gradualmente da Meloni al Pd. Schlein avvisato. Le avvisaglie sono arrivare con l’affondo del guru contro Flavio Alivernini, portavoce di Schlein.