Teli con scritto “Sos” grazie all’uso di avanzi di cibo: sono questi gli ultimi ritrovamenti effettuati nel luogo dell’incidente dove, pochi giorni fa, membri dell’esercito israeliano hanno ucciso per errore tre ostaggi. A comunicarlo sono stati gli stessi portavoce dell’Idf, specificando che le inchieste per accertare le responsabilità sull’accaduto stanno andando avanti. Intanto in Israele montano le proteste e, secondo fonti della Cnn, il tragico episodio avrebbe accelerato i tempi per la ripresa delle trattative mediate dal Qatar.
L’Sos scritto dagli ostaggi
Non solo bandiere bianche agitate alla vista dei militari. I tre ostaggi israeliani, una volta liberatisi dai propri carcerieri di Hamas, avevano anche scritto messaggi di aiuto con degli avanzi di cibo. L’ultimo dettaglio quindi rivela che Yotam Haim, Alon Shamriz e Samer Fuad El-Talalka, questi i nomi dei tre giovani israeliani uccisi da fuoco amico, si trovavano nel luogo in cui sono stati rintracciati da più di un giorno.
Il portavoce militare israeliano che ha reso note le ultime novità, ha parlato in particolare di una permanenza nella zona “per un certo periodo di tempo”. In particolare, è probabile che i tre ostaggi dimoravano nell’edificio adiacente a quello in cui sono stati uccisi. È proprio in questo stabile che sono stati trovati avanzi di cibo e i teli marchiati con gli avanzi per formare la parola Sos. Una richiesta di aiuto dunque, da sventolare e mostrare non appena rintracciati dai soccorsi.
Al momento non è chiaro in che modo i tre siano stati in grado di liberarsi dai combattenti di Hamas. Forse una fuga dei miliziani per via dell’avanzata dell’Idf nell’area oppure l’impossibilità dei carcerieri di portare con loro il piccolo gruppo di ostaggi. Non è da escludere anche una vera e propria fuga originata da un’azione dei tre o dalla distrazione dei combattenti.
Fatto sta che gli ostaggi erano comunque riusciti a raggiungere uno stabile e a rimanere lì, provando a chiedere aiuto. I teli con la scritta Sos sono senza dubbio un dettaglio importante per l’indagine. Si dimostra infatti che i militari arrivati in zona avevano più elementi per valutare meglio la situazione ed evitare il tragico errore. Forse i teli sono stati notati dopo la sparatoria. Ad ogni modo, come ammesso dallo stesso Idf, le tre vittime non avrebbero dovuto essere sotto il fuoco di nessuno: i ragazzi, sventolando una bandiera bianca, non avrebbero dovuto subire alcuna sparatoria.
Il capo del Mossad nuovamente a Doha
Sarebbe bastato, in poche parole, rispettare le regole di ingaggio che non prevedono la neutralizzazione di persone che mostrano volontà di resa. Pochi minuti di perlustrazione, con i tre ostaggi solo fermati e non neutralizzati, e i soldati avrebbero notato i messaggi di aiuto dei propri connazionali. Per questo l’episodio sta ulteriormente accendendo gli animi in Israele.
L’opinione pubblica, da sempre vicina alle famiglie degli ostaggi, ha aumentato la propria pressione sul governo per accelerare la liberazione di chi è ancora a Gaza nelle mani di Hamas. Non è un caso che il capo del Mossad, dopo l’annullamento di un precedente viaggio, è tornato a Doha per parlare con il governo del Qatar. Il premier del piccolo emirato sta facendo da mediatore tra gli israeliani e il gruppo islamista.
Secondo la Cnn, il viaggio del numero uno dei servizi segreti a Doha era in programma da prima del tragico incidente con gli ostaggi, ma l’episodio starebbe comunque contribuendo a riattivare i canali di dialogo per giungere a una tregua.